Usini, Uri, Ittiri, Ossi, Tissi: 5 piccoli paesi dell’entroterra di Alghero, in provincia di Sassari. Sono questi i luoghi da cui partire per andare alla ricerca del Cagnulari, vitigno autoctono sardo, coltivato perlopiù in queste zone e quasi assente in altre parti dell’isola.
Il Cagnulari, o Cagliunari come viene chiamato ad Alghero, è una varietà a bacca rossa presente in terra sarda da molti secoli, le cui origini sono state però per molto tempo un mistero.
Sono state fatte varie ipotesi circa la sua provenienza: si è ipotizzato fossero stati i francesi ad importarlo, vista la somiglianza con un vitigno coltivato nel sud della Francia, il Mourvedre, oppure gli spagnoli durante la dominazione aragonese durata circa quattro secoli tra il 1300 ed il 1700.
Studi recenti effettuati sul DNA del Cagnulari hanno evidenziato similitudini con il Graciano, un vitigno coltivato nella zona de La Rioja, in Spagna, e con il Bovale Sardo, un’altra varietà autoctona sarda; si tratterebbe dunque del frutto di un incrocio tra queste due varietà. È quindi da attribuirsi agli spagnoli (durante la dominazione aragonese) la responsabilità di aver importato in Sardegna uno dei due “genitori”, scomparso successivamente per lasciare spazio al Cagnulari, adattatosi così bene al territorio sardo da diventarne un’espressione autentica ed emblematica.
Lasciando la storia da parte, è il presente del Cagnulari a destare il maggior interesse; un presente costituito da un pugno di cantine che lo coltivano con eccellenti risultati, dando vita a dei vini in purezza di notevole pregio.
Questa varietà, come purtroppo spesso ci è capitato di vedere, ha rischiato di scomparire a scapito di vitigni internazionali oppure più rinomati (in questo caso dal Cannonau e dal Carignano), più semplici da coltivare ma soprattutto da vendere, vista la loro fama internazionale.
Fortunatamente il mondo del vino è costituito da persone che guardano lontano, rischiando molto ma puntando su qualcosa che rappresenti autenticamente le radici di un territorio, la sua storia e le sue tradizioni.
Ed è stato proprio il Cagnulari quello su cui i vignaioli sassaresi hanno scommesso, ed i risultati che sta ottenendo hanno dato loro ampiamente ragione.
È una varietà complicata da coltivare, la cui sensibilità ai vari fattori climatici (umidità, pioggia eccessiva, caldo sopra i 40 gradi) rende necessario un lavoro in vigna attento e costante. Ma non solo nel vigneto, anche in cantina il Cagnulari dimostra quanto sia complesso, e quanto basti poco per buttare via un’intera annata.
Ma è proprio questo il bello del lavoro del vignaiolo e di questa varietà: quanto più sono complicati, tanto maggiori saranno le soddisfazioni davanti ad bicchiere un vino riuscito bene.
Il presente del Cagnulari è iniziato intorno agli anni ‘70 del Novecento, quando la cantina di Giovanni Maria Cherchi inizia, in direzione ostinata e contraria (giusto per citare un grandissimo uomo amante della Sardegna, Fabrizio de André), l’opera di recupero del Cagnulari.
Così come accaduto in Puglia con il Susumaniello, riportato alla ribalta da Angelo Maci (ne parliamo qui), Giovanni Maria Cherchi ha creduto fortemente in questo vitigno, non limitandosi alla coltivazione per un uso da taglio con altre uve, ma vinificandolo in purezza.
Al giorno d’oggi il Cagnulari è coltivato principalmente nella zona nord-occidentale della Sardegna, e le cantine che producono vino da questo vitigno seguono la strada della vinificazione in purezza, avendo dimostrato di reggere un certo tipo di affinamento con risultati eccellenti.
Il Cagnulari come dicevamo è un vitigno molto esigente, che ha trovato il suo habitat ideale nei terreni di origine alluvionale, sciolti, non lontani dal mare.
Il vino prodotto dalle sole uve Cagnulari è di fatto all’interno del disciplinare che regola la DOC Alghero, anche se i maggiori produttori preferiscono identificare i loro vini sotto la dicitura Isola dei Nuraghi IGT, al fine di distinguerlo maggiormente rispetto ai finora più celebrati vini prodotti nella zona (come il Cannonau, il Vermentino etc.).
I produttori di Cagnulari sono dunque dei veri innovatori, abili traghettatori di un’uva che parte da lontano nel tempo e che non ha limiti nel futuro. La vera innovazione sta nel far conoscere un territorio attraverso un prodotto come il vino, con millenni di storia alle spalle ed altrettanti davanti.
Ed a beneficiarne sono tutti: il Cagnulari, sempre più famoso grazie alla qualità ed all’impegno con cui viene prodotto; il territorio di Alghero ed il suo entroterra, che grazie alla fama di questo vino diventano meta per eno-appassionati; i vignaioli, che vedono il loro prodotto sempre più gradito e i loro sforzi premiati.
Il Cagnulari è un altro vitigno salvato dall’oblio, un altro esempio di quanta incredibile varietà dispone il nostro Paese; se vuoi scoprire le migliori cantine che lo producono, leggi il nostro Itinerario del Cagnulari ad Alghero e dintorni!
E se ti abbiamo messo un po’ di curiosità e vuoi sorprenderti degustando questo vitigno davvero particolare, puoi trovarlo in vendita anche qui.