La Nuova Zelanda è una delle nazioni emergenti nel panorama vitivinicolo mondiale; la sua giovane storia enologica non deve trarre in inganno, perché ad oggi la qualità che si ritrova dentro ad un bicchiere di vino neozelandese è vicina a raggiungere i livelli tipici di un vino europeo.
I Maori, la storica civiltà presente in Nuova Zelanda da vari millenni, non ha mai coltivato la vite né, ovviamente, prodotto vino; non avendo contatti con il resto del mondo, questa pianta e la sua coltivazione semplicemente non erano conosciuti. La storia del vino inizia intorno al 1819, quando Samuel Marsden, un missionario inglese, sbarca in Nuova Zelanda portando con sé delle barbatelle di vitis vinifera, che pianta nel Northland, la più settentrionale della nazione.
Quasi due secoli dopo, dopo un lungo periodo nel quale si è prodotto vino senza badare troppo alla qualità, possiamo affermare che la Nuova Zelanda è diventata una nazione molto importante nel mondo del vino; questo è dovuto sia all’incremento delle zone vitate e del numero di produttori, che all’impegno di questi ultimi nel migliorare un prodotto che fino ad allora era poco considerato, soprattutto dal mercato internazionale.

Per crescere e ritagliarsi il suo spazio nel mercato al di fuori dei confini nazionali, i vignaioli hanno studiato molto il sistema francese; si è potuto così carpirne le metodologie sia in vigna che in cantina, ed infatti oggi molte aziende seguono i dettami dei grandi produttori bordolesi e della Borgogna. Questi studi, inoltre, sono stati molto utili per individuare le varietà di uva che meglio avrebbero reso a quelle latitudini.
Dopo varie prove e sperimentazioni si è quindi potuto capire che, data l’assenza di un vero vitigno autoctono, Sauvignon blanc, Pinot Nero, Chardonnay e Riesling erano le varietà che meglio si sarebbero adattate in Nuova Zelanda; il vino prodotto da queste uve è capace di dare risultati senza eguali, grazie ad un ambiente pedoclimatico particolare e variegato.
È proprio grazie all’impegno dei vignaioli e alla qualità del vino ottenuto da queste varietà che la Nuova Zelanda è riuscita a guadagnare la stima e la considerazione del resto del mondo enoico. Questi vitigni internazionali hanno trovato nel clima e nei terreni della Nuova Zelanda le condizioni per svilupparsi e crescere al meglio, favorite dalla vicinanza dell’Oceano e dalla presenza di colline e catene montuose che influiscono positivamente sul meteo.

La Nuova Zelanda presenta alcune curiose similitudini con l’Italia: la sua conformazione, per esempio, molto simile ad uno stivale rovesciato, solo con qualche piccola differenza (sono due isole: l’Isola del Nord e l’Isola del Sud); la catena montuosa denominata Southern Alps, che attraversa longitudinalmente l’isola del Sud; la sua latitudine, che corrisponde all’incirca a quella dell’Italia, però nell’emisfero boreale.
I distretti vinicoli sono su entrambe le isole, con una maggiore concentrazione sull’isola del Nord; Northland, Auckland, Bay of Plenty, Waikato, Hawke’s Bay, Gisborne e Wairarapa sono le regioni vitivinicole nella parte settentrionale del Paese. Era la parte del Paese più vocata alla viticoltura e di conseguenza quella più famosa a livello internazionale (Northland è stato dove Marsden impiantò le prime viti europee); ruolo che con gli anni è stato via via preso dall’Isola del Sud, e nello specifico dalla regione di Marlborough, diventato il centro qualitativamente più importante della nazione. Nella parte sud, oltre al già citato Marlborough, si trovano Canterbury, Waipara Valley e Otago, quest’ultimo il distretto vinicolo più meridionale del mondo.
A queste latitudini, trattandosi dell’emisfero boreale, la vendemmia ha luogo nei mesi di Febbraio e Marzo, quando cioè la stagione estiva sta volgendo al termine e le uve raggiungono la giusta maturazione.
Il sistema messo a punto dai produttori neozelandesi è basato sulla filosofia naturale; qui nessuno, in vigna o in cantina, si permetterebbe mai di usare prodotti chimici. Rame e zolfo sono le uniche due sostanze utilizzate in vigna e vengono accompagnate da prodotti tipici delle gestioni biologiche e biodinamiche.
A differenza di quello che succede in altre parti del mondo, qui il vino dei produttori naturali è dunque una consuetudine, dettata dal rispetto per la natura ed i suoi ritmi, un tema verso il quale i neozelandesi hanno una particolare sensibilità.
Produttori ed enologi, inoltre, sono molto aperti e disponibili ad insegnare ma soprattutto ad ascoltare chi, magari, viene da molto lontano per partecipare ad una vendemmia, o anche come aiuto in cantina. In tal senso, per chi volesse intraprendere una esperienza locale in un’azienda vitivinicola, sul sito di workaway si possono trovare tanti annunci di proprietari che, in cambio di vitto ed alloggio, cercano persone a cui affidare lavori in vigna o in cantina; ma consigliamo anche di visitare il sito www.nzwine.com dove sono elencate tutte le cantine neozelandesi alle quali inviare i propri CV.

La Nuova Zelanda è dunque ormai una bella ed interessante realtà enologica, dove la cultura del vino ha assunto una notevole importanza anche per i consumatori locali, disposti a spendere qualche dollaro in più per una buona bottiglia di vino.
Gli sforzi fatti negli ultimi decenni dai produttori e dagli enologi stanno dando i loro meravigliosi frutti sotto forma di acini e grappoli apprezzati ovunque; per questo motivo non dovrete stupirvi se, nella carta di un ottimo ristorante, doveste trovare un Sauvignon blanc o uno Chardonnay proveniente dalla mitica terra dei Maori.
