Aggiornamento Settembre 2023: dal primo Ottobre il Museo di Casa degli Atellani con inclusa la Vigna di Leonardo non sarà più accessibile ai visitatori. Le prenotazioni e gli ingressi sono previsti fino al 30 Settembre.
Quando si parla del genio per antonomasia ci si può riferire soltanto ad una persona, l’italiano più famoso di tutti i tempi: Leonardo da Vinci.
Il 2019 è stato il V centenario dalla morte ed uno dei modi per celebrare la sua grande vita è visitare la sua vigna, quella tanto amata da Leonardo e che lo ha avvicinato all’arte della viticoltura.
Questa è dunque la storia dell’incontro tra Leonardo e l’uva, una storia erroneamente dimenticata o sconosciuta ai più e che merita di essere raccontata, considerata l’importanza che questi due protagonisti – Leonardo e l’uva per l’appunto – hanno avuto, ed hanno tuttora, per il nostro Paese.
Ritorniamo indietro di qualche secolo fino al 1495, nel pieno di quella magnifica epoca italiana chiamata Rinascimento.
A Milano il duca reggente è Ludovico Maria Sforza, meglio noto come Il Moro. In quegli anni Milano conosce il massimo splendore e la corte di Ludovico il Moro può fregiarsi della presenza di grandi letterati ed artisti, tra cui Leonardo.
Grazie alle sue doti oramai note, Leonardo viene commissionato da Ludovico Il Moro per affrescare una parete del refettorio del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Milano. È da questo progetto che prende vita una delle opere più famose di Leonardo, l’Ultima Cena.
Come compenso per il suo lavoro, Ludovico concede a Leonardo una vigna di poco più di un ettaro, situata vicino al Santuario, all’interno del giardino della Casa degli Atellani – ricca famiglia di cortigiani – in quella che oggigiorno è Corso Magenta (mappa).
Questa vigna diventa così il suo luogo preferito dove rifugiarsi durante le pause dai lavori per l’affresco, andando a controllare di persona lo stato del vigneto e seguendone passo dopo passo l’evoluzione.
Le vicissitudini di questa vigna non sono state sempre felici; lo stesso Leonardo fu obbligato ad abbandonarla già intorno al 1500, quando in Italia arrivarono i francesi che imprigionarono Ludovico Il Moro e costrinsero Leonardo a lasciare Milano.
Leonardo, che anche da lontano non si era dimenticato del suo vigneto, lo riacquisterà tempo dopo per lasciarlo poi in eredità al suo allievo prediletto, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì.
Nel corso degli anni, la vigna cade purtroppo nell’oblio in seguito anche all’uccisione misteriosa del Salaì. Verso i primi anni del Novecento si assiste ad un ritorno di interesse verso la vigna di Leonardo, e vengono avviati i lavori di restauro della Casa degli Atellani. Il vigneto, che è miracolosamente ancora presente all’interno del giardino della villa, viene fotografato e documentato dagli studiosi di quel tempo.
Ma non è finita. Incendi e urbanistica contemporanea modificano radicalmente l’originaria posizione del vigneto, fino a farlo scomparire. Ma è ai giorni nostri, in seguito ad ulteriori lavori per il recupero della villa e del suo giardino eseguiti congiuntamente a studi scientifici effettuati laddove era situato il vigneto, che si è potuto ritrovarne l’esatta ubicazione e addirittura risalire al vitigno che originariamente vi era allevato, la Malvasia di Candia aromatica.
L’equipe dell’Università di Milano, guidata dal Prof. Attilio Scienza, si è occupata della ricerca e della coltivazione in serra delle viti, successivamente reimpiantate nello stesso punto dove, alla fine del Quattrocento, sorgeva la Vigna di Leonardo.
Cinquecento anni dopo rivive dunque la vigna che apparteneva a Leonardo e che ora appartiene a tutti coloro che desiderano visitarla, ritrovandosi immersi in quel periodo ed immaginando il Leonardo “viticoltore” che non smette mai di stupirci.
foto di copertina ©Tgcom24