Più che “appunti di degustazione”, l’articolo riguardante NOT, la manifestazione enoica sui vini naturali tenutasi il 18/19/20 Gennaio a Palermo, dovrebbe intitolarsi “lezioni di vita”, a guardare la quantità e l’intensità di input emozionali che mediamente si avvertivano ad ogni chiacchierata con i vignaioli presenti.
Naturalmente le degustazioni ci sono state, abbondanti e di ottima qualità, grazie alle etichette portate dai produttori provenienti da tutta Italia; una presenza che ha visto la netta maggioranza di cantine siciliane, a dimostrazione che questo movimento sta crescendo anche sull’isola.
Dalle molte parole che sono scorse sia ai banchi di assaggio che durante le varie conferenze che si sono susseguite nei tre giorni, è emersa una situazione complessiva che, a dispetto di situazioni complicate e scarsa consapevolezza, a nostro parere, lascia aperti spiragli di speranza per il futuro, specie per quello della Terra con la T maiuscola.
Vista con gli occhi del produttore, quella dei vini naturali è più una “filosofia” che un modo di fare vino; quando si parla con chiunque di loro si evince fortemente la fiducia in quello che fa, e ciò che traspare è un rapporto profondo con la vigna e con le piante stesse; una sorta di simbiosi in cui il compito dell’essere umano consiste nel permettere alla vite di esprimersi al suo meglio, facendo in modo che tutto il sistema che vi ruota intorno concorra al bene della pianta stessa.
Il motto di NOT, infatti, riassume bene questo atteggiamento: do not modify, do not interfere; un’esortazione ed un monito a non modificare, non interferire con la natura, dal momento che è lei la prima e più importante artefice di quello che accade nel vigneto.
Le cantine che abbiamo incontrato e “degustato” a NOT sono state davvero tante, tre giorni di immersione totale in questo mondo affascinante e per certi aspetti travolgente, talmente tanta è la passione con cui affrontano quella che per molti versi rappresenta una vera e propria rivoluzione.
Abbiamo assaggiato tanti vini siciliani, coprendo quasi l’intero territorio regionale, capace di offrire agli appassionati come noi un panorama ampelografico di tutto rispetto: Zibibbo, Catarratto, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Pignatello (o Perricone che dir si voglia), Inzolia e tante altre; varietà autoctone storiche della regione, arrivate migliaia di anni fa, portate dai Greci o dai Fenici, sopravvissute al tempo e alle mode.
Abbiamo parlato con i produttori e scambiato con loro impressioni sul mondo attuale del vino e sulle prospettive future, per capire anche quanto spazio il vino naturale riuscirà a ritagliarsi, ed è venuto fuori un aspetto importante: al vignaiolo naturale non interessa quanto mercato, in termini economici, riuscirà ad avere in futuro il suo ed il vino naturale nel complesso, ma piuttosto quanto consapevole sarà il consumatore del futuro riguardo le varie tematiche legate al vino, quella ambientale ed alla sua sostenibilità su tutte.
Ecco le cantine incontrate e degustate durante i tre giorni dell’evento:
ARIANNA OCCHIPINTI
Iniziamo il viaggio con colei che è, molto probabilmente, la più attiva e combattiva produttrice di vino naturale in Sicilia e non solo; Arianna ha trentasette anni e da una ventina circa gestisce l’azienda attraverso la quale cerca di difendere e tutelare il territorio di Vittoria messo in grave difficoltà dalla mancanza di cultura ambientale di una parte dei suoi abitanti.
I suoi vini la rappresentano come meglio non potrebbero fare, sono l’espressione di un territorio unico e vocato alla viticoltura da millenni, che grazie al suo lavoro ed impegno sta piano piano ritrovando questa sua vocazione, con molti ettari ogni anno strappati all’abbandono ed all’incuria.
La gamma comprende vitigni come il Frappato, il Nero d’Avola, il Moscato e l’Albanello, dai quali vengono prodotti nove vini ed una grappa, ognuno con una storia da raccontare ed una personalità da esibire.
Vini schietti ed onesti come la mano e la mente che li ha generati, veicoli di un messaggio in cui il rispetto di un territorio equivale a quello verso la persona, ed il lavoro in campagna svolto seguendo la filosofia naturale rappresenta la via da seguire per le future generazioni.
I vini degustati:
- SP68 BIANCO, TERRE SICILIANE IGT (Moscato di Alessandria 60%, Albanello 40%)
- SP68 ROSSO, TERRE SICILIANE IGT (Frappato 70%, Nero d’Avola 30%)
- FRAPPATO, TERRE SICILIANE IGT (Frappato di Vittoria)
- SICCAGNO, TERRE SICILIANE IGT (Nero d’Avola)
- GROTTE ALTE, CERASUOLO DI VITTORIA DOCG (Frappato 50%, Nero d’Avola 50%)
- PT, VINO DI CONTRADA PETTINEO (Frappato)
- BB, VINO DI CONTRADA BOMBOLIERI (Frappato)
- FL, VINO DI CONTRADA FOSSA DI LUPO (Frappato)
COS
Poco distante dall’azienda di Arianna Occhipinti c’è COS, cantina nata nel 1980 dall’idea e dalla passione di tre amici (COS è l’acronimo dei loro cognomi) per il vino e per il territorio in cui sono nati. Nel 1998 un viaggio in Georgia li portò a scoprire i vini affinati in anfora, ed al loro ritorno decisero di seguire anche loro questa strada; dopo una lunga ricerca, resa in quegli anni difficoltosa dalla mancanza di produttori, ne trovarono uno in Spagna, dal quale comprarono 150 anfore di terracotta, tutt’oggi ancora utilizzate per l’affinamento del Cerasuolo di Vittoria DOCG aziendale.
L’azienda COS basa la sua filosofia sui principi della viticoltura biodinamica, per permettere alla vigna di esprimere tutto il suo potenziale aromatico attraverso il vino; i vitigni coltivati sono il Nero d’Avola, il Frappato, l’Inzolia, il Grecanico, lo Zibibbo ed il Moscato bianco da cui ricavano undici etichette, due di Cerasuolo di Vittoria DOCG.
La viticoltura biodinamica unita alla vinificazione in anfore di terracotta, rende il vino di COS fortemente identitario del territorio, in cui trovare le caratteristiche organolettiche derivanti dal terroir dove le vigne crescono, senza nessun tipo di alterazione o accorgimento enologico.
I vini degustati:
- NERO DI LUPO, TERRE SICILIANE IGT (Nero d’Avola)
- PITHOS ROSSO, CERASUOLO DI VITTORIA DOCG (Nero d’Avola 60%, Frappato 40%)
- CERASUOLO DI VITTORIA CLASSICO DOCG (Frappato di Vittoria 40%, Nero d’Avola 60%)
- ÆSTAS SICILIÆ N.7 (Moscato)
ANTONINO “NINO” BARRACO
Nino Barraco è uno di quei produttori con le idee chiare, al punto che appena iniziata l’attività di vignaiolo, circa quindici anni fa, ha stilato i tre capisaldi che avrebbero indicato la via della sua azienda: vitigni autoctoni, no legno, no blend. Queste tre “regole” hanno permesso a Nino Barraco di presentare sempre dei vini identitari e con un loro specifico carattere, con interventi minimi in tutte le fasi della coltivazione e della vinificazione.
Nei quindici ettari di proprietà, situati nei dintorni di Marsala, le vigne sono coltivate a Catarratto, Grillo, Zibibbo, Pignatello e Nero d’Avola, le classiche varietà che storicamente caratterizzano la zona nord ovest della Sicilia. Gli affinamenti avvengono in acciaio per mantenere franco il carattere di ciascun varietale e l’imbottigliamento è senza filtrazione, chiarifica o stabilizzazione.
I vini degustati:
- CATARRATTO, Vino bianco fermo TERRE SICILIANE IGP
- ZIBIBBO, Vino bianco secco TERRE SICILIANE IGP
- PIGNATELLO, Vino rosso fermo TERRE SICILIANE IGP
- NERO D’AVOLA, Vino rosso fermo TERRE SICILIANE IGP
MARCO DE BARTOLI
Siamo rimasti nella zona di Marsala ed abbiamo incontrato i vini di Marco De Bartoli, colui che per primo ha restituito dignità ai vini di Marsala ed al Marsala stesso; è suo il Vecchio Samperi, vino della tradizione marsalese pre-britannica, il “vino di Marsala” e non il Marsala fortificato. Così come suo è il Marsala Superiore Oro Riserva, anno 2004, assaggiato a NOT, che ti fa capire, una volta per tutte, cosa significa fare il Marsala fortificato e cosa lo differenzia dal “vino di Marsala” stile Vecchio Samperi. Due vini diversi, di due epoche diverse a confronto, opera della stessa mano.
Ma De Bartoli non si ferma qui, perché molte altre etichette compongono la gamma che conduce l’appassionato attraverso un percorso fatto di natura e naturalità, a cui i suoi vini si riconducono.
I vini degustati:
- VIGNAVERDE, SICILIA DOC (Grillo)
- ROSSO DI MARCO, TERRE SICILIANE IGP (Pignatello)
- INTEGER, SICILIA DOC (Zibibbo)
- VECCHIO SAMPERI, VINO PERPETUO (Grillo)
- MARSALA SUPERIORE ORO RISERVA, MARSALA DOC (Grillo)
MARILENA BARBERA
Ci spostiamo a Menfi (Ag) per trovare un esempio di donna del vino che non si dà per vinta, e che con la forza delle sue idee riesce a determinare un percorso aziendale. Tutto inizia quando Marilena si trova a dover gestire la cantina lasciatale dal papà ma di cui non sentiva il giusto “feeling” con le etichette prodotte e con il modo di produrle. Decide allora di cambiare rotta radicalmente, imprimendo la sua firma e la sua filosofia su un nuovo cammino che l’azienda doveva intraprendere: vini naturali al 100%, in agricoltura biodinamica e con la novità delle tecniche omeopatiche applicate in vigna, con ottimi risultati. Vengono utilizzate alghe ed estratti vegetali che stimolano la risposta immunitaria della vite nei confronti degli aggressori esterni, per esempio attraverso l’aumento della quantità di pruina degli acini e conseguente ispessimento della buccia che diventa più resistente al sole.
La gamma dei vini di Marilena oggi rispecchia in pieno sia lei che la sua filosofia, fatta di amore e rispetto per la vigna e le piante che vi crescono, ed il risultato è lì dentro il calice, pronto a regalare sensazioni che parlano di una terra calda e di mare, di sole e di mani che lavorano la terra con il massimo rispetto.
I vini degustati:
- TIVITTI, MENFI DOC (Inzolia)
- KALIÒ, TERRE SICILIANO IGT (Perricone)
- COSTE AL VENTO, MENFI DOC (Grillo)
- CIÀTU, MENFI DOC (Alicante)
MARINO ABATE
Vincenzo Marino Abate è giovane produttore proveniente da una famiglia di vignaioli marsalesi. I suoi vigneti, tutti biologici, si trovano tra Marsala e Mazara del Vallo ed ogni particella presenta un microclima differente l’uno dall’altro, caratteristica che trova poi riscontro nei vini di Vincenzo Abate.
Vignaiolo innovativo, al NOT Vincenzo ha presentato una interessante versione di Inzolia, l’Inzolita, con una doppia fermentazione, di cui la seconda interamente in bottiglia; il risultato è un vino frizzante, fresco e piacevole al palato, ottimo per le calde giornate estive siciliane.
I vini degustati:
- RICAMO BIANCO, SICILIA DOC (Inzolia)
- RICAMO ROSSO, SICILIA DOC (Perricone)
- INZOLITA, VINO FRIZZANTE INTEGRALE (Inzolia)
GROTTAFUMATA
E finalmente andiamo sull’Etna, il “nuovo paradiso” della vitivinicoltura siciliana, per parlare della cantina di Mauro Cutuli, sommelier e ambasciatore dei vini dell’Etna, con sede a Randazzo ma i vigneti posti nel versante sud est del vulcano, tra contrada Monte Ilice e Salto del Corvo.
I 2,5 ettari di Carricante, Catarratto, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio sono situati ad una discreta altitudine, tra i 720 e gli 840 m slm e seguono tutti un regime naturale per rispetto verso un territorio sacro come l’Etna.
I vini degustati:
- LATO SUD BIANCO (Carricante)
- LATO SUD ROSSO (Nerello Mascalese)
SCIACCA
L’Etna visto da un’altra angolazione, rispetto al precedente assaggio. Qua infatti siamo nella zona nord, a Linguaglossa; Emilio Sciacca è anche lui un giovane vignaiolo che, con l’aiuto di Gianluca Torrisi, gestisce i suoi vigneti seguendo solo ciò che la natura gli chiede, senza forzature né restrizioni.
I suoi vini, da giovani vigne di Nerello Mascalese, Grecanico, Carricante e Catarratto Bianco, sono la pura essenza dell’Etna, una natura vulcanica che sprigiona nel palato tutta la sua potenza aromatica.
I vini degustati:
- ROSSOBRILLO, ETNA DOC (Nerello Mascalese)
- BIANCOPIGLIO, ETNA DOC (Grecanico, Carricante, Catarratto Bianco)
DOS TIERRAS BADALUCCO
Siamo stati attratti dalla cantina di Pierpaolo Badalucco appena abbiamo scoperto che coltiva il Tempranillo in Sicilia. Dopo aver scoperto ed assaggiato quello toscano di Leonardo Beconcini, volevamo assolutamente provare le sensazioni che ci avrebbe lasciato la stessa varietà coltivata in una zona completamente differente.
Ed infatti Pierpaolo, che deve la coltivazione del Tempranillo alla moglie Beatriz, ci ha confermato che a quelle latitudini (i vigneti sono situati tra Marsala e Mazara del Vallo), il Tempranillo diventa complicato da gestire, ma con risultati più che dignitosi, specie se coltivato con sistemi naturali ed una vinificazione che parte niente meno che dalla pressatura con i piedi.
I vini degustati:
- TEMPRANO, TERRE SICILIANE IGP (Tempranillo)
- GRILLO VERDE, TERRE SICILIANE IGP (Grillo)
- DOS TIERRAS, TERRE SICILIANE IGP (Tempranillo, Nero d’Avola)
VITEADOVEST
Nel 2013 Vincenzo Angileri riprende in mano i vigneti della famiglia e fonda ViteAdOvest, un modo per onorare la famiglia ed allo stesso tempo contribuire alla rinascita dei vini di Marsala.
I suoi vigneti, tra Marsala e Mazara del Vallo, sono quasi tutti coltivati ad alberello, con basse rese per ettaro ed una coltivazione che segue sia la tradizione secolare di quei luoghi, sia la naturalità delle tecniche, tanto in vigna quanto in cantina.
I vini degustati:
- RINA, TERRE SICILIANE IGP (Catarratto)
- KAPO ROSSO, TERRE SICILIANE IGP (Nero d’Avola 50%, Nerello Mascalese 50%)
- VURGO, TERRE SICILIANE IGP (Catarratto 80%, Grillo 20%)
- BIANCO, TERRE SICILIANE IGP (Grillo, Catarratto in proporzioni variabili)
- CIAURO J PASSULA, TERRE SICILIANE IGP PASSITO ROSSO (Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola, Nerello Mascalese)
RANCHELLE
Breve deviazione per andare a trovare una cantina toscana, quella del tedesco Christoph Fischer, non lontano dalle famose Terme di Saturnia (Gr). Le sue vigne si estendono per circa 4 ettari nelle quali Christoph segue la filosofia del vino naturale: trattamenti antiparassitari ridotti al minimo con un minimo utilizzo dei soli rame e zolfo, mentre in cantina non viene usato additivo enologico.
Christoph Fischer vuole dare un contributo alla salvaguardia del patrimonio storico viticolo Maremmano che lentamente sta scomparendo senza che sia mai stato riconosciuto pienamente il suo valore, piantando varietà autoctone storiche, in quello che è uno dei territori più vocati per la viticoltura.
I vini degustati:
- MILLOCCHIO BIANCO (Ansonica e Grecanico)
- MILLOCCHIO ROSSO (Ciliegiolo, Alicante e Sangiovese)
La bellezza di NOT non è stata però solo nelle degustazioni, ma anche nei vari appuntamenti che hanno fatto da contorno alla manifestazione; tre giorni di conferenze molto interessanti, durante le quali si è affrontato il tema del presente e del futuro del vino naturale, con tanti produttori che hanno parlato della loro esperienza e dei vari aspetti da migliorare, in primis la cultura del rispetto del territorio, tema molto caro ai vignaioli naturali.
Questi tre giorni di NOT sono stati importanti per tutti coloro che vi hanno partecipato, e sono stati numerosi, per conoscere più a fondo il vino naturale e la filosofia che guida ogni produttore; perché come giustamente ha detto Arianna Occhipinti durante una conferenza, “non bisogna capire il quanto o il come, ma rispondere al perché si fanno certe scelte”, capire profondamente il senso del lavoro e dell’impegno di ogni vignaiolo.