Se avete in programma di visitare Barolo e le sue cantine, vi consigliamo di lasciarvi qualche oretta libera per un excursus storico degno di nota attraverso il Museo del vino ed il curioso Museo dei cavatappi.
Un paese come Barolo, così centrale nella storia dell’omonimo vino, non poteva infatti non ospitare un museo che raccontasse il rapporto profondo che ci lega al nettare di Bacco, antico di millenni eppure ancora così forte e palpabile.
WIMU, IL WINE MUSEUM
Situato all’interno del Catello Falletti, il WiMu (WIneMUseum) non poteva avere collocazione migliore. Il Castello Falletti è infatti appartenuto ai Marchesi Carlo Tancredi Falletti di Barolo e sua moglie Juliette Colbert, ovvero gli inventori del Barolo così come lo conosciamo, e beviamo, oggi. A tutti gli effetti quindi, il Museo del Vino si trova nella residenza in cui il vino Barolo è nato.
Nel WiMu sono il vino e la sua storia ad essere i protagonisti, e nello specifico è la storia del rapporto che è sempre esistito tra l’essere umano ed il vino, come espressamente citato dal curatore del Museo, l’architetto svizzero François Confino:
«Ho visitato diversi musei dedicati al vino nel mondo. Ma nessuno di essi racconta la dimensione straordinaria e culturale del vino. E per me, invece, era fondamentale creare un percorso di visita poetico. Non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parli del rapporto tra noi e “lui”».
Un percorso esperienziale conduce il visitatore fin dentro i “segreti” del vino, e per traslare nella realtà questo concetto, Confino ha strutturato il WiMu in modo da partire dal terzo piano, il più alto, per finire nelle cantine del Castello Falletti, 5 piani più in basso, il cuore pulsante dove la Marchesa Giulia nel XIX secolo ha iniziato a produrre il mitico vino.
Protagonisti di questo viaggio sono in primis la natura, senza la quale nessun vino potrebbe esistere, poi l’uomo, che nei secoli ha saputo trarre da un frutto una bevanda che ha conquistato l’unanimità (o quasi) dei palati, ed il vino, ovviamente, elemento comune – ma mutevole – nelle varie civiltà che si sono fin qui succedute.
Al WiMu trovano però anche un meritato spazio le persone che hanno abitato il castello rendendolo celebre, i Marchesi Falletti di Barolo. Un’ampia zona è dedicata al Marchese Tancredi e la Marchesa Giulia, protagonisti del Risorgimento italiano e noti filantropi, nonché, nel caso della Marchesa, fautrici di un nuovo modo di vinificare, “alla francese”, che ha trasformato radicalmente il prodotto finale, non più il dolce e leggermente frizzante Nebbiolo ma un vino secco, più alcolico e sicuramente più adatto al consumo durante i pasti. Questo accadeva verso la metà del 1800, più o meno contemporaneo all’Unità d’Italia.
Il Castello Falletti è anche sede dell’Enoteca Regionale del Barolo, dove sono rappresentati tutti gli 11 comuni della Denominazione e dove si svolgono eventi e degustazioni.
VISITE
Orari: tutti i giorni, 10.30 – 19 (ultimo ingresso 18)
Telefono: + 39 0173 38 66 97 / email: info@wimubarolo.it
Si possono effettuare degustazioni personalizzate su prenotazione.
IL MUSEO DEI CAVATAPPI
È con ogni probabilità l’oggetto che un amante del vino utilizza con più frequenza, e allo stesso tempo quello che maggiormente si dà per scontato senza considerare che una storia ce l’ha, eccome.
Il cavatappi, o tire-bouchon per dirla alla francese, ha iniziato a comparire in Inghilterra verso gli inizi del 1700. È infatti di un inglese, Samuel Henshall, il primo brevetto di cavatappi, in origine destinato alla nobiltà anglosassone visti gli alti costi di realizzazione, dovuti ai materiali utilizzati come corno, avorio o madreperla, ed alle personalizzazioni effettuate a seconda del compratore.
In Italia arriva molto tempo dopo, nella seconda metà dell’Ottocento, quando con Regio Decreto viene istituito finalmente anche a casa nostra l’ufficio Brevetti e di conseguenza introdotto questo strumento che non lascerà più le nostre tavole.

Dalla sua invenzione, di cavatappi ne sono stati creati di tutte le forme, dimensioni e tipologie, considerato il fatto che la sua dolce metà, la bottiglia, ha attraversato anche lei diverse trasformazioni fino ad arrivare alle versioni più utilizzate oggigiorno, la Bordolese per i vini rossi, la Borgognona per i bianchi e la Champagnotta per le bollicine.
Anche il cavatappi, dunque, ha una sua storia da raccontarci, ed è il motivo per cui è stato istituito, sempre a Barolo, il Museo del Cavatappi, nato nel 2006 nei locali di un’antica cantina nel centro del paese.
Un percorso attraverso più di 500 esemplari, provenienti da varie parti del mondo e di differenti epoche storiche. Dai primi inglesi, a quelli francesi e americani, fino ai modelli nostrani che per primi arrivarono sulle tavole degli italiani.
Cavatappi come non si sono mai visti, di pregiata fattura, dalle forme più strane ed inconsuete che magari sono rimasti esemplari unici vista la loro poca praticità.
È possibile fare degustazioni al calice, anche di vini di gran pregio, Barolo su tutti, per rendersi conto della qualità raggiunta dalle aziende locali.



VISITE
Orari: tutti i giorni, 10-13 / 14-18.30
Telefono: +39 0173 56 05 39 / email: info@museodeicavatappi.it
Ecco, se avete appena concluso il vostro itinerario nelle Langhe ed avete ancora qualche ora a disposizione, il Museo del Vino ed il Museo dei Cavatappi a Barolo sono sicuramente due valide idee per restare in tema enoico!
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