5 DOMANDE A…BENITO TROYA HENRÍQUEZ, WINE AMBASSADOR GRUPO GALACO

di Cristian
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Nota para los Españoles. Podréis encontrar la entrevista en Español haciendo clic aquí. 🙂 


Le Canarie, piccolo arcipelago nel mezzo dell’Oceano Atlantico, sono una delle mete turistiche preferite dagli europei; sole, mare, spiagge dorate, un’infinità di sport da poter fare in qualsiasi periodo dell’anno sono le attrazioni che invogliano le persone a scegliere questo angolo di Paradiso.

Degustazione Vinos de Lanzarote

Ma quanti sanno che alle Canarie si produce vino? E dell’ottimo vino, a dirla tutta. Abbiamo assistito recentemente ad una degustazione di vini canari guidata da uno dei maggiori esperti dei vini prodotti nelle varie isole, Benito Troya HenríquezWine Brand Ambassador del Grupo Galaco.

Abbiamo colto al volo l’occasione per sottoporgli le nostre classiche 5 domande riguardo al presente e futuro del vino canario, visto che negli ultimi anni la voce enoturismo sta avendo sempre più peso nell’economia dell’arcipelago.

Ecco a voi dunque l’intervista, buona lettura!

Il Nomade diVino. Abbiamo notato che alle Canarie il mondo del vino sta si sta ritagliando uno spazio sempre maggiore nell’economia dell’arcipelago. Sempre più turisti sono consapevoli che alle Canarie si produce vino e lo si fa bene, in cui l’obiettivo è rappresentato proprio dal tentativo di creare una maggior consapevolezza intorno a questo movimento. Pensi che le cantine ed i loro proprietari stiano operando nel modo corretto per costruire una solida base per il futuro e garantire alle Canarie il posto che meritano nel mondo del vino?

Benito Troya Henríquez. L’industria turistica è il principale motore economico delle Canarie e questo non lo mette in dubbio nessuno. Tra le varie possibilità che spingono i turisti a scegliere le Canarie c’è sicuramente quella enoturistica, però secondo me viene ancora vista come un’attività parallela alle molte altre che offre l’arcipelago.

Ognuna delle isole Canarie (sono 7 e ognuna fa vino, ndr) vede il mondo enoturistico in un modo o in un’altro. Così come ci sono cantine che danno al turismo un importante ruolo nei loro affari e altre invece che non solo non lo contemplano nel breve periodo ma neanche lo vedono come una possibilità perseguibile.

Stiamo vedendo che qualche cantina inizia a modificare la propria produzione inserendo vini non tradizionali ma che sicuramente sono più conformi a ciò che la clientela straniera richiede. È importante, e se si quanto, secondo te, continuare a produrre vino secondo la tradizione oppure è meglio strizzare un occhio al palato del turista?

Questo è quello che succede a livello mondiale: vini globalizzati adeguati ai gusti più commerciali. Alla fine, indipendentemente dai gusti personali di ognuno, le cantine sono attività e sono ugualmente rispettabili quelle che producono vino più commerciale così come lo sono quelle che cercano un pubblico più ristretto. L’importante è fare vino di qualità e che questo arrivi al maggior numero di persone possibile.

Credo ci si sia spazio per tutti. Per quanto riguarda i turisti, penso che succeda completamente il contrario: cercano, in linea generale, le peculiarità enologiche di un territorio, perché i vini standardizzati li possono trovare ovunque. Ad ogni modo questo è un discorso degno di un libro.

Le Canarie offrono paesaggi vinicoli mozzafiato sotto ogni punto di vista. In pochi altri posti al mondo l’uomo ha così profondamente modificato l’ambiente senza depauperarlo, plasmandolo in modo da renderlo produttivo anche in luoghi dove sembrerebbe impossibile. Qual è quella cosa che pensi sempre quando ti trovi ad ammirare una vigna alle Canarie?

Che fortuna vivere qui! È incredibile come all’interno di un territorio così piccolo come le Canarie – dobbiamo ricordare che negli anni più produttivi tutta l’uva raccolta nell’arcipelago corrisponde a quella raccolta da una sola grande cantina della Penisola (la Spagna continentale, ndr) – troviamo paesaggi tanto differenti.

D’altra parte è fondamentale valorizzare le varie zone viticole che abbiamo alle Canarie, ognuna differente dalle altre, dove si possono incontrare vigneti a quote molto basse e altri a quote tra le più alte di tutta la Spagna, con paesaggi che vanno dal verde rigoglioso ad altri di tipo desertico.

Al tuo attivo hai due libri, Hoy te quiero más que ayer, mañana ya se verá e El destino está escrito y nosotros somos analfabetos. Cosa rappresenta per te la scrittura? È un piacevole “secondo lavoro”, un antidoto agli stress a cui siamo sempre più sottoposti o una specia di via di fuga da percorrere quando hai bisogno di evadere dalla vita reale?

È un hobby, così come lo è il mondo del vino. Entrambi sono per me una passione. Mi piace scrivere e per questo lo faccio. Non cerco niente di speciale, mi diverto scrivendo, è tutto. A volte qualcuno che ha letto i miei libri mi dice che gli sono piaciuti e si sono divertiti leggendoli, e questo è per me il valore aggiunto al divertimento che provo scrivendo.

Il mondo dei Sommelier è un mondo legato a regole strette, dove la libertà di azione spesso viene sacrificata in funzione di un ruolo che viene percepito molte volte come puramente accademico. È possibile, secondo te, iniziare a ripensare questa figura, in modo da risultare più “simpatica” attraverso anche un linguaggio più moderno e semplice da capire?

Il mondo del vino è da sempre un mondo molto convenzionale, caratterizzato da un linguaggio tecnico che sembra che solo pochi “eletti” possono comprendere. Da qui molta gente ripete la frase: “io non capisco niente di vino, solo so quello che mi piace”, senza essere consapevoli che già in questo modo sanno molto di vino, solo sapendo dare valore a ciò che gli piace e ciò che non incontra il loro gusto.

Secondo me quanto più si cerca di rendere semplice il linguaggio della degustazione e delle differenti elaborazioni enologiche, tanto più sarà alto il numero di persone che si godranno un calice di vino, aumentandone il consumo, che è alla fine l’obiettivo di noi addetti ai lavori. Il Grupo Galaco per il quale lavoro cerca, attraverso le azioni formative che mette in atto, di raggiungere questo obiettivo, cioè avvicinare sempre più il consumatore al mondo del vino.

Grazie a Benito, le sue sono parole che ci offrono uno spunto di riflessione molto interessante e ci aiutano a capire come viene visto e vissuto il mondo del vino delle Canarie da uno degli addetti ai lavori più influenti.

Alla prossima!


PSSe sei in viaggio per le Canarie e Lanzarote in particolare, ti consigliamo di leggere il nostro articolo sul vino di questa magnifica isola!


Hola!

Aquí hay la entrevista en Español, que la disfruten!

Il nomade diVino. Hemos visto cuanto el mundo del vino se ha cambiado en Canarias y la importancia que tiene hoy en dia en la economía del archipiélago. Cada vez más turistas son conscientes que en Canarias se hace vino y se hace bien, cuyo objetivo es crear sensibilización alrededor de este movimiento. ¿Piensas que las bodegas están haciendo un buen trabajo en este sentido, construyendo una base sólida para el futuro y garantizando a Canarias el lugar que merecen en el mundo del vino?

Benito Troya Henríquez. La industria turística es el principal motor económico del archipiélago y eso no se le escapa a nadie. Dentro de todas las posibilidades que animan a los turistas a visitar Canarias el enoturismo está ahí, pero considero que todavía como una actividad paralela a las muchas posibilidades que ofrece el destino.

Dependiendo de la isla se enfoca el mundo enoturístico de una manera u otra. Así como las bodegas que valoran la explotación turística como una vía de negocio más y otras que no solo no lo contemplan a corto plazo sino que no lo ven como posibilidad factible.

Estamos viendo algunas bodegas modificando su producción añadiendo vinos que no son propios de Canarias sino que cumplen más el paladar del turista. ¿Es más importante, para ti, continuar produciendo vino tradicional o es mejor guiñar el ojo a lo que gusta más al turista?

Eso pasa en Canarias y a nivel mundial. Vinos globalizados adaptados a gustos más comerciales. Al final, independientemente de particularidades personales de cada uno, las bodegas son negocios e igualmente respetable es aquel que hace vinos más comerciales como el que los hace buscando un público más minoritario. Lo importante es hacer vino y que este llegue al mayor número de personas posible.

Creo que todo tiene cabida. En el tema de los turistas, considero que es totalmente lo contrario, buscan, en líneas generales las particularidades del territorio, porque vinos más estandarizados encuentran en todos lados. De todos modos es un tema digno de un libro.

Canarias ofrecen paisajes vinícolas impresionantes bajo cada sentido. Hay poco otro lugares en el mundo donde los hombres y las mujeres han modificado así profundamente la naturaleza sin estropearla, de manera que sea productiva también en esquinas donde parece imposible. ¿Cual es la cosa que siempre piensas cuando te encuentras en frente de este paisajes?

Que suerte vivir aquí. Es increíble que dentro de un territorio tan pequeño como Canarias, hay que recordar que en años muy productivos toda la recolección de uva del archipiélago puede ser similar a lo que recoge una bodega en las grandes zonas de producción a nivel nacional, haya paisajes tan impresionantes.

Por otro lado valorar los diferentes mapas vitícolas que tenemos en toda Canarias, todos totalmente diferentes, con viñedos en cotas muy bajas y otros de los más altos de toda España. También con paisajes muy frondosos y  antagónicos casi desérticos.

Has escrito ya dos novelas, Hoy te quiero más que ayer, ya mañana se verá y El destino está escrito y nosotros somos analfabetos. ¿Que es para ti escribir? ¿Es un placentero “segundo trabajo”, un antídoto para el estrés que vivimos cada día o es una especie de ruta de escape cuando necesitas huir de la vida real?

Un hobbie. Al igual que el mundo del vino. Ambos mundos son una afición. Me gusta escribir y por eso lo hago. No busco nada especial, disfruto haciéndolo, eso es todo. A veces alguien que ha leído alguno de mis libros me comenta que le ha gustado mucho o que se lo ha pasado muy bien con su lectura y eso es un valor añadido al disfrute de la escritura.

El mundo de los Sumiller es un mundo de normas estrictas, donde la libertad de acción es muchas veces sacrificada para mantener esta función que es cada vez más percibida como exclusivamente académica. ¿Es posible, en tu opinión, empezar a cambiar esta figura profesional, de manera que sea más “agradable” y “simpática”, a través de un lenguaje más moderno y fácil de entender?

El mundo del vino siempre  ha estado muy encorsetado en un lenguaje muy técnico en el que parecía que solo un grupo de “elegidos” podían participar en él. De ahí que mucha gente repita la frase de: yo no entiendo de vinos, solo se el que me gusta. Sin ser conscientes de que ya así saben mucho de vinos, solo con saber valorar lo que te gusta y lo que no te gusta ya pilotas montón.

En mi opinión cuanto más acerques el lenguaje de la cata y de las diferentes elaboraciones más adeptos disfrutarán de una copa de vino y más se aumentará el consumo del mismo con lo que todos ganamos. Desde el Grupo Galaco y con todas las acciones formativas que desarrollamos intentamos hacerlas de la forma más cercana posible.

Gracias a Benito Troya Henríquez por su disponilidad!

Hasta pronto!