IL VINO “PURO TOSCANO” DI PODERE EMA

di Cristian
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È una delle strade del vino più belle, famose e celebrate del mondo, la Strada Regionale 222 Chiantigiana, quella che da Firenze conduce a Siena, tra incantevoli colline e vallate tappezzate da vigneti.

Se la imboccherete a Firenze e la percorrete per circa un quarto d’ora, vi troverete in uno dei primi paradisi che geograficamente costellano questa strada; si tratta di una porzione del costone di una collina appena passato il centro di Grassina, che digrada dolcemente verso il fiume Ema.

Qui si trova la sede ed i circa 13 ettari di vigneto della cantina Podere Ema, la protagonista della nostra recente visita.

Parlare di Podere Ema significa anche fare un salto nella viticoltura del passato, quando il rispetto per la terra ed il territorio era un dogma ed una regione come la Toscana non era stata ancora sopraffatta dai vitigni cosiddetti internazionali.

Enrico Calvelli, l’agronomo ed enologo, e Marco Stucchi, suo socio, sono dei veri amanti delle varietà autoctone, e l’immagine che hanno voluto dare alla loro cantina è improntata proprio in questo senso; qui troverete solo vitigni che si possono fregiare dell’appellativo “puro toscano”, come il Sangiovese, il Colorino ed il Foglia Tonda.

Se del Sangiovese si è detto e scritto tanto ed è il vitigno che a tutti gli effetti rappresenta la Toscana nel mondo, gli altri due restano ancora un capitolo tutto da scoprire, specie il Foglia Tonda, autentico protagonista del rinascimento enoico toscano.

Enrico, già nel 2009, aveva intuito che il Foglia Tonda avrebbe potuto essere uno dei protagonisti del futuro enoico della regione ponendosi una semplice domanda: qual è la varietà che veniva coltivata nella zona e che dava i risultati migliori?

Per vari motivi che conducono a logiche di mercato spesso incomprensibili, la coltivazione del Foglia Tonda era stata quasi abbandonata, senza considerare che invece rappresenta, congiuntamente al territorio su cui cresceva, il vero patrimonio da salvaguardare.

L’importanza di questo binomio è stata chiara fin da subito ad Enrico, che così dieci anni fa ne iniziava, in una parte del suo vigneto, la coltivazione sperimentale seguita da una microvinificazione in acciaio, volte a stabilire la fattibilità su grande scala di questo progetto.

Inutile dire che questi primi passi andarono oltre le più rosee aspettative; quello successivo fu dunque destinare una parte del vigneto al Foglia Tonda, per la precisione due ettari, un’enormità se inserito in un contesto geografico e temporale come la Toscana di dieci anni fa, in cui gli internazionali la facevano da padroni.

Ma si sa, l’amore per la propria terra non ha limiti, ed infatti quella di riscoprire il Foglia Tonda non è stata l’unica scelta coraggiosa e controcorrente presa da Enrico; si trattava di capire quale fosse il miglior modo di vinificare ed affinare questa varietà, dal momento che non era presente uno storico a cui fare riferimento.

La decisione fu quella di seguire un percorso che non modificasse troppo quelle che erano le caratteristiche organolettiche del vino ottenuto dal Foglia Tonda ed allo stesso tempo tenere fede alla filosofia del “puro Toscano”.

Per chi non lo sapesse, in Toscana si trova uno dei maggiori centri della lavorazione della terracotta: è Impruneta, piccolo paese vicino a Firenze e, neanche a dirlo, a due passi da Podere Ema.

Era la chiusura perfetta del cerchio, l’affinamento in anfora di terracotta di Impruneta di un vitigno profondamente toscano, nonché – e di questo Enrico ne va profondamente fiero – il modo migliore con cui il Foglia Tonda riesce ad esprimere le sue qualità sensoriali.

Podere Ema è stata dunque una tra le prime cantine in Toscana a riscoprire questo vitigno, grazie a quel coraggio di sperimentare che spesso ripaga con grandi soddisfazioni; sperimentazione che non si è fermata al Foglia Tonda, e molte sono le varietà ospitate nei quattro filari del vigneto dedicati a questa attività.

Mazzese, Barsaglina, Canaiolo, Buonamico, Pugnitello, sono solo alcuni dei vitigni oggi sotto osservazione che saranno oggetto di attente valutazioni ed analisi, per capire se destinarle alla grande produzione facendogli seguire le orme del Foglia Tonda.

Tutti quelli prodotti da Enrico e Marco sono vini che prima di finire in commercio hanno seguito un percorso indirizzato, sin da subito, alla miglior lavorazione a seconda dei vitigni utilizzati e dei vini che si vogliono ottenere.

In questo modo il Sangiovese affina in legno, il Canaiolo in acciaio ed il Foglia Tonda in anfora di terracotta; ad ogni varietà il suo contenitore, scelto dopo vari tentativi finalizzati ad ottenere il risultato ottimale, che esprimesse in pieno le caratteristiche organolettiche del varietale.

DEGUSTAZIONE

La degustazione ha abbracciato l’intera produzione di Podere Ema: il Rosso Ema, il Nocchino ed il Fogliatonda; tre etichette che esprimono la filosofia di Enrico, e che caratterizzano la cantina differenziandola rispetto al panorama enologico della zona Chianti.

Sono vini che riportano indietro nel tempo, quando il vino era un alimento ed il consumo pro capite non era crollato ai livelli attuali; l’espressione del varietale torna ai suoi massimi vertici, raggiunti grazie a studi e tecniche, sia agronomiche che enologiche, orientate verso il rispetto di quello che un territorio offre se combinato con il giusto vitigno.

La degustazione non si è limitata alla tre etichette però, perché abbiamo avuto l’onore di effettuare una rara verticale di Foglia Tonda, dagli albori fino ai giorni nostri: 2014,  2015, 2016, 2017 e 2019. Queste ultime due in anteprima, dal momento che la 2017 entrerà in commercio nel 2020 e la 2019 ci è stata spillata nel pieno della sua maturazione.

Ma scendiamo nel particolare e vediamo quali sensazione ci hanno lasciato i vini assaggiati di Podere Ema.

Rosso Ema IGT

L’entry level, come lo definisce Enrico, è un blend di Sangiovese e Colorino che parla la lingua dei nostri nonni. A partire dalle uve utilizzate, vero patrimonio toscano, una super famosa e l’altra la sua spalla preferita. Per usare una metafora cinematografica, si potrebbero definire il Bud Spencer e Terence Hill del vino; uno grande e grosso e con un carattere un po’ ruvido (il Colorino), l’altro più longilineo, più atletico e graffiante (il Sangiovese).

Nel bicchiere il Rosso Ema si presenta con un bel rosso rubino con interessanti riflessi violacei; al naso è ricco di frutta, specialmente a bacca rossa come frutti di bosco e fragola, ed un leggero ma inequivocabile sentore terziario di spezie; quando si passa all’assaggio si nota una morbidezza e rotondità date dal Colorino che però non coprono le caratteristiche “graffianti” del Sangiovese, che vengono fuori nel finale.

Vino che si sposa bene con tutte le portate, dagli antipasti alla pasta ai secondi ed ai formaggi (magari un pecorino semistagionato).

Nocchino IGT

Per i non toscani, il “nocchino” è «un colpo, anche con una certa intensità, dato alla testa con una o più nocche della mano» (cit.); ed è proprio un colpo di questo tipo che Enrico ha voluto dare con questo vino, quello che lui definisce “il Chianti fatto a modo nostro”.

Blend di Sangiovese – affinato in legno -, Colorino – affinato in acciaio – e Foglia Tonda – affinato in anfora di terracotta; ad ognuno il suo. Affinati separatamente e successivamente riuniti in acciaio per qualche mese prima dell’affinamento finale in bottiglia lungo un anno.

L’obiettivo dichiarato da Enrico era dunque fare qualcosa di diverso, qualcosa che fosse immediatamente riconoscibile; la loro idea di Chianti, se analizzata, alla fine non si discosta di tanto da quello che era il vino bevuto da queste parti nei tempi passati.

Il Nocchino è sin da subito interessante, perché nel bicchiere è rubino intenso, scuro ma brillante, una tonalità che ti fa capire immediatamente che vino hai nel bicchiere; quando lo si passa all’esame olfattivo vengono fuori note di frutta matura, dolci, che si amalgamano bene con quelle di spezie (qui più marcate rispetto al Rosso Ema grazie al Foglia Tonda), e di frutta secca; in bocca poi è pieno, armonioso, strutturato, piacevole nel suo lungo finale che asciuga un po’ la bocca.

Vino più complesso da abbinare rispetto al precedente, in quanto per il Nocchino sono richieste pietanze più elaborate, più “succulente”e ricche di sapori.

Fogliatonda IGT

Con questo vino la filosofia del “puro toscano” tocca il suo vertice più alto ed ottiene la sua consacrazione.

Un vitigno, un terreno vocato ed un’anfora, tanto basta a questa varietà per esprimersi al meglio.

Come si diceva vitigno antico, di cui già il noto ampelografo Giuseppe Di Rovasenda ne citava la presenza in Toscana nel suo famoso Saggio di una Ampelografia Universale, pubblicato nella seconda metà dell’Ottocento; un vitigno che aspettava solo il momento ed il luogo giusto in cui rinascere, e nelle mani e nel coraggio di Enrico ha trovato questi elementi fondamentali.

La verticale citata in precedenza ha coinvolto tutte le annate (tranne la 2018 attualmente in affinamento in anfora) finora prodotte, dalla prima del 2014 al 2017, la prossima ad uscire sul mercato; un excursus dentro il Foglia Tonda, grazie al quale capire l’evoluzione di una varietà finora – si può dire – sconosciuta e nella quale sono riposte speranze ed aspettative.

Vediamo dunque le varie annate una per una:

2014. La prima e quella forse più complicata, figlia di un meteo bizzarro che ha regalato un Luglio piovoso più del solito. Ma il Foglia Tonda è tosto, non si è fatto intimorire da ciò e grazie alle cure di Enrico è riuscito ad esprimersi al suo meglio.

Rosso rubino intenso quasi granato, sintomo di una buona evoluzione in bottiglia e potenziale evolutivo di tutto rispetto negli anni a venire; al naso parla più di note terziarie, spezie come il pepe e la cannella, cioccolato e tabacco; in bocca è pieno e l’alcol (14,5º) è ammorbidito dal sentore vellutato che alla fine è quello che lo caratterizza nel palato.

2015. È stata un’annata che a detta di Enrico è stata perfetta, e tale perfezione è perfettamente riscontrabile in quello che ci si ritrova nel calice. Anche in questo caso il colore è di un rubino carico ma non ancora con riflessi di “vecchiaia”; l’olfatto è complesso e strutturato, ben equilibrato tra la frutta e le note speziate, specie di vaniglia e di cioccolato; ma è in bocca che, secondo noi, lo fa svettare su tutti, mettendolo sul gradino più alto. Sono infatti la sua rotondità e la sua equilibrata complessità a caratterizzarlo, i tannini vellutati ma non invadenti, il suo corpo robusto ma non stucchevole.

Questo è un vino che gli amanti degli abbinamenti si divertiranno a trovargli la perfetta pietanza anche se, ad onor del vero, questo Fogliatonda 2015 è perfetto anche come vino da meditazione, magari con un pezzo di cioccolato fondente.

2016. Buon andamento climatico e uva giunta in cantina con il giusto grado di maturazione fanno di questo un vino che darà il suo meglio tra qualche anno. Sì, perché quello che abbiamo assaggiato ha un potenziale di invecchiamento notevole, e lo si capisce da come si evolve nel breve lasso di tempo in cui ossigena nel calice.

Il colore rubino dell’annata 2016 è più chiaro ma brillante e l’olfatto si trova subito a sentire note di frutta fresca e fiori, un bouquet che spazia dalla fragola alla rosa; in bocca si sente tutta la sua gioventù, i tannini sono ancora un po’ ruspanti ma ti lasciano intendere che gli angoli si smusseranno, possiede già un che di vellutato che lo rende piacevole e pronto da bere già sin da ora.

L’abbinamento ideale è, secondo noi, con i primi piatti tipo le zuppe tipiche toscane o i formaggi semi-stagionati.

2017. Annata che uscirà in commercio nel 2020, quindi abbiamo avuto il piacere di assaggiare un’anteprima. Il bello del Fogliatonda di Enrico è che anche se si degusta un vino che non è stato ancora immesso in commercio per non raggiunti limiti di età, già se ne intuisce l’evoluzione, non si cade nel banale o non ti chiedi mai “se” quel vino sarà capace di invecchiare bene.

Questo 2017 non sfugge a questa regola e dimostra, nella sua giovinezza, tratti da vino adulto; i profumi presentano già una loro complessità anche se la frutta preponderante ancora si deve evolvere ed i sapori, già marcati, presentano le caratteristiche tipiche del varietale.

Un vino in divenire e che non mancherà di dare delle belle soddisfazioni.

Abbiamo poi avuto modo di assaggiare anche la 2019, annata chiusa in modo egregio e con le uve perfette e senza particolari problemi; per vederla sugli scaffali dovremo aspettare ancora qualche anno, ma già è chiaro che al Fogliatonda, visti i risultati, si può concedere tutto il tempo necessario per diventare “adulto”.

Enrico Calvelli

La gamma di produzione è completata dal rosé I’ Rosato, ottenuto con uva Sangiovese e che, vista la non elevata produzione, va letteralmente a ruba tra i mesi di Aprile/Settembre, pertanto l’annata 2018 è terminata e si deve aspettare la primavera 2020 per vedere la 2019.

L’altro modo di “chiudere il cerchio” da Podere Ema è costituito dalla Grappa di Fogliatonda, prodotta per valorizzare il vitigno sotto ogni punto di vista e sfumatura; la produzione è stata affidata ad un’azienda di Grosseto, la Nannoni di Paganico, un’altra splendida realtà toscana, gestita da una donna, Priscilla Occhipinti, in grado di tenere testa alle più note distillerie del nord Italia. 

Il percorso fatto da Podere Ema è, per certi versi, anche simbolico, perché dimostra che la vitivinicoltura del presente e del futuro può, o forse deve, azzardare ed avere un po’ di coraggio in più, prendere qualche rischio invece di affidarsi sempre al già noto ma sicuramente funzionante. 

Il rischio di affidarsi ad una varietà sconosciuta come il Foglia Tonda, ed oltretutto di affinarlo in anfora di terracotta, è forse una delle migliori vetrine con cui oggi si può presentare la regione del Chianti agli occhi di un appassionato; un cambiamento non propriamente dettato dalla moda del momento e che proprio per questo è destinato a durare ed a radicarsi nel territorio.

Il “puro toscano” di Podere Ema è la scintilla della novità, un ritorno all’autoctono per dimostrare che passato e futuro si intersecano grazie alle scelte coraggiose di oggi.

VISITE IN CANTINA

Podere Ema è aperto tutto per le visite guidate in vigna ed in cantina e per le degustazioni; dal dehor estivo si può godere di un panorama magnifico, affacciati direttamente sulle vigne di proprietà.

È facile da raggiungere: se siete a Firenze sarà sufficiente prendere la SR222 Chiantigiana in direzione Siena e dopo una quindicina di minuti, appena oltrepassato il paese di Grassina, troverete facilmente l’ingresso della cantina; se siete a Siena vale il discorso inverso, cambia solamente la lunghezza del tragitto (mappa).

È gradita la prenotazione, al numero +39 055 641 633 oppure via email all’indirizzo cantina@podereema.it