La leggenda narra che Lucifero, quando fu scacciato dal Paradiso, ne portò con sé per dispetto una piccola porzione che adagiò sulla Terra degli Uomini, prima di sprofondare nell’Inferno; Gesù, affranto e dispiaciuto da tale azione ed allo stesso tempo emozionato da tanta bellezza di cui venne privato, versò alcune lacrime che si andarono a posare proprio su quella “piccola” parte di mondo, dando origine a tutti i vitigni che lì vengono coltivati.
Il magnifico lembo di territorio protagonista della leggenda corrisponde al golfo di Napoli ed al Vesuvio. E proprio le pendici del vulcano sono il luogo dove vengono coltivati i vitigni utilizzati nella produzione del Lacryma Christi, la denominazione così chiamata per rievocare la leggenda di Lucifero e del suo “furto”.
Leggenda o no, quella del golfo di Napoli è una bellezza di cui gli occhi non sarebbero mai sazi. Giri lo sguardo a destra e trovi Napoli, Procida e Ischia, mentre dall’altra parte Sorrento con il suo golfo e Capri; dietro, la maestosità del Vesuvio e dinanzi il mare, blu cobalto.
In questo paesaggio per il quale gli aggettivi non sono mai abbastanza, lavorano le cantine di cui stiamo per parlarvi.
Quattro cantine che hanno scelto, in modi differenti tra di loro, di dare risalto al territorio e ad uno dei suoi prodotti, il vino, che porta con sé una storia a dir poco millenaria.
La storia del vino sul Vesuvio ed il Lacryma Christi
Furono infatti i Greci, quando sbarcarono nel golfo, a piantare le prime viti e a produrre vino e l’Aglianico (da ellenico, ovvero greco), uno dei vitigni rossi qui coltivati, ne è la diretta testimonianza. Tradizione proseguita successivamente dai Romani, che fecero di Pompei il fulcro della produzione e della commercializzazione del vino verso i territori lontani dell’Impero.
Vitigni e viticoltura giunti fino a noi attraverso mille peripezie e che hanno contribuito a creare quest’aura leggendaria che ruota intorno al Lacryma Christi.
Il disciplinare odierno permette la produzione di Lacryma Christi nelle versioni bianco, rosato e rosso, utilizzando vitigni autoctoni quali Caprettone e Falanghina per il bianco, Piedirosso ed Aglianico per il rosato ed il rosso.
Mentre Falanghina ed Aglianico sono varietà coltivate in molte zone della regione, per il Caprettone ed il Piedirosso si può parlare di varietà del Vesuvio, che sul terreno vulcanico hanno trovato il modo di esprimere al meglio tutte le loro caratteristiche.
I vitigni locali, Piedirosso e Caprettone
Il Piedirosso, localmente chiamato anche Per e’ Palummo, per via del graspo che ricorda la zampetta rossa dei piccioni, è una varietà rossa capace di dare vini “leggeri” ma allo stesso tempo strutturati e interessanti, particolarmente indicati in questo periodo storico, che vede il palato dei consumatori alla ricerca di un’alternativa all’opulenza ed alla complessità di alcune denominazioni nostrane.
Il Caprettone – il cui nome richiama la somiglianza tra la forma del grappolo e la barbetta delle capre – è una varietà a bacca bianca recentemente riscoperta, che fino a qualche anno fa veniva scambiato per la Coda di Volpe, un altro vitigno autoctono campano. Recenti studi sul DNA hanno invece evidenziato notevoli differenze tra queste due varietà, permettendo così al Caprettone di vivere una vita propria.
Caratteristica fondamentale dei vitigni coltivati sul Vesuvio è il loro piede franco, ovvero la presenza della propria radice e non di un portainnesto americano. Questo è reso possibile dall’assenza della fillossera, che su un terreno vulcanico e sabbioso come quello del Vesuvio non trova il suo habitat ideale.
Piante che possono raggiungere età importanti, anche superare il secolo di vita, come abbiamo potuto constatare in alcune occasioni durante le visite in vigna.
Ma è arrivato il momento di conoscere da vicino le cantine del Vesuvio…siete pronti?
Partiamo!
SORRENTINO VINI VESUVIO – Boscotrecase
Tutto ha inizio nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando nonna Benigna decide di dedicarsi all’unico ettaro di terreno di proprietà della famiglia ed inizia ad occuparsi delle viti che lì crescevano.
Da quel momento non se ne staccherà più, dedicando la sua vita alla vigna e trasmettendo a figli e nipoti la sua incrollabile passione.
Quell’ettaro iniziale, ancora oggi coltivato a pergola e con un misto di varietà come era in uso nel passato, sono diventati quaranta, motivo per cui oggi Sorrentino rappresenta la realtà vitivinicola più grande del Vesuvio.
La biodiversità presente tra i loro filari è la prova che Sorrentino segue la coltivazione biologica; non c’è da stupirsi dunque se in estate tra i filari si trovino piante del rinomato Pomodorino del Piennolo, un particolare pomodoro tipico del Vesuvio – buonissimo -, mentre in inverno vengono privilegiate coltivazioni come fave e piselli.
“Vitigni autoctoni”, è quasi un mantra per la famiglia Sorrentino. Benny, l’enologa, la sorella Maria Paola, il fratello Giuseppe e il papà Paolo sono giustamente fieri di questa loro scelta, dettata dalla volontà di valorizzare il territorio attraverso le uve che con il tempo meglio si sono adattate al vulcano.
Piedirosso, Aglianico, Caprettone, Falanghina ed una piccola porzione di Catalanesca, varietà bianca anch’essa ricoperta da poco, hanno trovato nel terreno ricco di sostanze minerali e povero di sostanze organiche il loro habitat ideale e nelle mani di Benny lo strumento per diventare ottimi vini.
Il piede franco garantisce poi una longevità notevole e nella vigna originaria, quella in cui Benigna iniziò la sua vita contadina, si possono trovare viti centenarie ancora produttive.
La terrazza in cui si effettuano le degustazioni si affaccia direttamente sui vigneti e sul meraviglioso paesaggio del golfo di Sorrento e di Capri. E non aggiungiamo altro, perché le parole in questo caso non servono e non sarebbero sufficienti per descrivere quello che vedono gli occhi.
La degustazione, accompagnata da un tagliere di formaggi e salumi campani e dall’olio EVO Donnangela prodotto dagli ulivi della tenuta, è stata una dolce camminata tra i vitigni del Vesuvio; abbiamo iniziato con il DòRè, Spumante del Vesuvio ottenuto da Caprettone e Falanghina, continuato con il Caprettone Benita ‘31, fresco e sapido, proseguito con il Lacryma Christi Vigna Lapillo bianco da Caprettone e Falanghina ed il Lacryma Christi Vigna Lapillo rosso, da Piedirosso e Aglianico. Il Frupa, penultimo assaggio da Piedirosso 100%, è un vino che con la sua sapidità e mineralità rappresenta al meglio le potenzialità del vitigno e del terroir, ed il Don Paolo, l’ultimo da Aglianico 100%, è caldo e morbido, un vino da meditazione.
Per la visita e la degustazione, la prenotazione è obbligatoria.
HOSPITALITY
Sorrentino dà la possibilità agli avventori di soggiornare presso le sue guest houses di recente ristrutturazione; la Locanda dei Nobili ed il Rifugio dei Wine Lovers sono due casette un tempo adoperate per rifugio per i cacciatori l’una e per deposito l’altra, situate proprio nel mezzo dei vigneti e con vista golfo. Un sapiente rinnovamento dei locali li ha trasformati in comodi appartamenti in cui godersi il proprio soggiorno enoico.
Ma non finisce qui, perché per chi volesse i comfort di un hotel, ecco il Vesuvio Inn Bed&Wine Experience, il modernissimo hotel posto nelle vicinanze della cantina. Camere comode e arredate con stile che richiama gli elementi ed i colori aziendali, è dotata di piscina con solarium, da cui godersi un panorama mozzafiato.
Per info e prenotazioni, clicca qui.
INFO
Sorrentino Vini
via Fruscio 2 (showroom e visite)
Boscotrecase (Na)
Tel. 081 8584963
Email info@sorrentinovini.com
CANTINA DEL VESUVIO – Trecase
Nel 1948, mentre l’Italia sta gettando le basi di una lenta ricostruzione dopo il Conflitto Mondiale, Giovanni Russo decide di dare vita ad una piccola azienda vitivinicola alle pendici del Vesuvio, con la quale inizia a produrre vino che vende al mercato di Napoli. Così ha inizio la storia di Cantina del Vesuvio (link).
Arrivano i primi anni del secondo millennio, ed il figlio Maurizio – oggi aiutato da suo figlio Giovanni – decide di alzare l’asticella e di aumentare il livello qualitativo dei loro vini. Convertono l’azienda al biologico e scelgono di puntare sulla coltivazione di varietà autoctone come Caprettone, Aglianico e Piedirosso.
Vengono così rinnovati i locali, nel limite delle restrizioni imposte dall’Ente Parco del Vesuvio in cui si trova l’azienda, e contestualmente iniziano le visite all’azienda, coronate da una sontuosa degustazione abbinata alle preparazioni gastronomiche tipiche della zona del Vesuvio.
La terrazza su cui si svolge la degustazione si affaccia su un mondo meraviglioso. È una di quelle esperienze che si ricordano, perché la bellezza che c’è intorno sembra non finire mai. Mentre sei lì seduto ad assaggiare e degustare, hai la percezione che quel territorio così sfacciatamente bello, concreto e tangibile ti entri dentro, riuscendo ad appagare e soddisfare tutti i nostri sensi.
Abbiamo degustato il Capafresca, Spumante Rosé Metodo Charmat ottenuto dall’Aglianico; il Lacryma Christi bianco da Caprettone 100%; il Lacryma Christi rosato e quello rosso, entrambi da Piedirosso 100%; il Lacryma Christi Riserva, blend di Piedirosso 80% ed Aglianico 20%; il Passito Pompeiano, blend di Caprettone e Falanghina essiccate sui graticci.
Una gamma completa in grado di esaltare le caratteristiche specifiche di ogni vitigno, trattandosi perlopiù di vini monovitigno. Si notano così la spiccata mineralità e sapidità, dovute al terreno ed alla vicinanza del mare, sentori caratteristici nei vini bianchi, mentre nei rossi si fanno apprezzare la struttura ed il leggero e piacevole tannino.
La degustazione di queste etichette prevede una serie di preparazioni tipiche della tradizione napoletana e vesuviana, come il Casatiello, gli spaghetti conditi con i Pomodorini del Piennolo e la Pastiera napoletana.
La nostra esperienza si è conclusa nello shop, l’unico luogo fisico in cui poter comprare le bottiglie di Cantina del Vesuvio, avendo scelto la cantina di non essere presente nei ristoranti e nelle enoteche, mentre è possibile comprarlo online.
Per la visita e la degustazione, la prenotazione è obbligatoria chiamando il numero riportato sotto oppure compilando il form.
INFO
Azienda Agricola Vitivinicola Cantina del Vesuvio
Via Panoramica 65 – Trecase (NA)
Tel. 081 5369041
Email info@cantinadelvesuvio.it
CASA SETARO – Trecase
Il nostro viaggio enoico sul Vesuvio fa tappa da Casa Setaro per una visita al vigneto ed alla cantina.
L’occasione ci è stata offerta dall’aperitivo settimanale grazie al quale ogni giovedì di Settembre è possibile conoscere questa bella ed interessante realtà vitivinicola.
La storia di Casa Setaro inizia con papà Vincenzo, il quale tramanda al figlio Massimo la passione per la campagna e per il vino insieme ad alcuni ettari di terreno vitato.
La direzione che Massimo da subito decide di dare all’azienda è orientata verso la sostenibilità ambientale ed una coltivazione dei vitigni che coniuga varietà autoctone campane come Falanghina e Aglianico con quelle tipiche del Vesuvio come Piedirosso e Caprettone.
Gli odierni dodici ettari vitati sorgono tutti su suoli vulcanici a diversa altitudine ed esposizione, coltivati a regime biologico.
La visita in vigna ed alla cantina si sviluppano nel luogo in cui Massimo vive quotidianamente, che ha scelto in questo modo di seguire da vicino le varie fasi dell’evoluzione delle viti e del vino.
La cantina è dunque un tutt’uno con la casa di famiglia; ricavata al di sotto di essa, trae beneficio dalle specificità della roccia vulcanica dell’ultima grande eruzione del Vesuvio (1944) consentendo una temperatura e un’umidità naturalmente favorevole per la vinificazione.
Attività quest’ultima per cui Massimo utilizza vasche d’acciaio, botti in rovere ed anfore in terracotta di Impruneta; l’utilizzo della terracotta e del rovere di Slavonia (materiali più “neutri”) indica una predilezione verso un vino che parli del territorio, che esalti le caratteristiche del vitigno, dell’annata e del terreno su cui cresce.
Un’impronta che si riscontra poi nei suoi vini, che noi abbiamo particolarmente apprezzato nell’Aryete, l’etichetta prodotta da Caprettone ed affinata in anfora.
La degustazione ci ha portato a scoprire una gamma davvero interessante, vini di una finezza notevole, caratteristica che rappresenta, a nostro parere, il fil rouge aziendale.
Dalle bollicine di Caprettone del Pietrafumante, al Lacryma Christi Munazei bianco (da Caprettone anch’esso), dall’Aryete al Lacryma Christi rosso e al Don Vincenzo, il top di gamma, uvaggio prodotto con uve Piedirosso e Aglianico.
Un percorso dentro vini identitari che racchiudono l’essenza del vulcano.
Per partecipare all’aperitivo ed effettuare la visita la prenotazione è obbligatoria.
INFO
Casa Setaro
Via Bosco del Monaco 34 – Trecase (NA)
Tel. 081 8628956
Whatsapp: +39 351 5424946
CANTINE MATRONE – Boscotrecase
Concludiamo il nostro viaggio enoico sul Vesuvio da Andrea Matrone, che attraverso il suo lavoro nella cantina da lui fondata, cerca di dare un nuovo impulso ed una nuova filosofia ai vini del vulcano.
Andrea è un enologo che prima di fermarsi sul Vesuvio ha girato le vigne di mezzo mondo, tra Sicilia, Nuova Zelanda, Australia, California, vivendo esperienze in varie cantine e creandosi un background enologico davvero notevole.
Cantine Matrone è una piccola promettente realtà e la sua importanza per il territorio è inversamente proporzionale alla sua dimensione.
Andrea fa andare di pari passo la sua attività di vignaiolo con quella di attivista ambientalista, e assicuriamo che da queste parti è una scelta veramente coraggiosa.
Il vino che fa Andrea è naturale, ovvero con un numero limitatissimo di interventi in vigna e cantina, in alcuni casi addirittura nullo.
Le vigne sono un esempio di recupero ambientale e di rispetto verso la natura, che qui è stata molto generosa ma di cui raramente ne viene riconosciuto il valore intrinseco.
Le varietà che coltiva nei suoi 4,5 ettari, di cui per ora 2,5 produttivi, sono il Piedirosso (ad alberello), Sciascinoso, Aglianico – rossi – e Falanghina, Greco e Caprettone, bianchi.
Le etichette sono due e corrispondono al Lacryma Christi bianco, da Caprettone (80%), Falanghina (15%) e Greco (5%), ed il Lacryma Christi rosso, da Piedirosso (75%), Sciascinoso (15%) e Aglianico (10%).
Abbiamo degustato entrambi, ed entrambi hanno dimostrato un carattere differente rispetto a quanto bevuto fino a quel momento.
I vini di Andrea sono complessi e dimostrano una notevole aromaticità, sono sapidi e minerali, e con una interessantissima capacità evolutiva, specialmente per i bianchi.
Abbiamo infatti assaggiato le versioni del Lacryma Christi bianco del 2017 e del 2015. Vini diversi sotto molti aspetti, unici, che riflettono annate molto diverse: una siccitosa, la 2017, ed un’altra più tradizionale, la 2015. Proprio quest’ultima si è rivelata un’autentica sorpresa perché dimostra quanto detto prima, e sarebbe ulteriormente interessante assaggiarlo tra qualche anno ancora, siamo sicuri che sarebbe in grado di stupire nuovamente.
La filosofia naturale seguita da Andrea permette di ritrovare nei suoi vini, oltre al territorio, l’annata, unica vera variante in grado di caratterizzare un’etichetta, differenziandola dalle precedenti e dalle successive.
La visita in cantina da Andrea segue la filosofia del minimalismo. Semplice e senza tanti fronzoli, si chiacchiera quanto volete e si assaggiano i suoi vini, ottimi, ma non chiedetegli pranzo o stuzzichini. È la classica visita dell’appassionato puro, quello che prima di tutto vuole conoscere una cantina, il suo cantiniere ed i suoi vini.
Per la degustazione, la prenotazione è obbligatoria.
INFO
Cantine Matrone
Via Tenente Luigi Rossi 16 – Boscotrecase (NA)
Tel. +39 339 2841451
Email: info@cantinematrone.it
In questo nostro viaggio alla scoperta dei vini del Vesuvio, abbiamo scoperto quattro cantine, quattro modi di vivere il territorio ed i suoi vitigni, quattro filosofie accomunate dal rispetto per le tradizioni ma con la capacità di guardare avanti e porsi sempre nuove sfide.
Grazie a loro abbiamo avuto la possibilità di conoscere un vitigno, il Caprettone, di cui parleremo presto tra le pagine del blog. Una varietà interessantissima che merita di essere approfondita e diffusa quanto più possibile.
A presto dunque con il Caprettone!
LETTURE CONSIGLIATE:
- Storia di vini e di vigne intorno al Vesuvio. Il vino nella Campania antica dall’epoca pompeiana alla fine dell’Impero Romano di Flavio Castaldo