È una zona poco conosciuta ma una tra le più “storiche” della Toscana, quando si parla di vino e non solo.
È Montecarlo di Lucca, piccolo borgo medievale arroccato sulle colline lucchesi, il cui presente è indiscutibilmente connesso con il suo passato, e lo si respira camminando tra i suoi vicoli.
Posto tra la Lucchesia e la Valdinievole, Montecarlo è un territorio che nei secoli è stato campo di battaglia tra Fiorentini e Lucchesi, e celebre è la ritirata dei Fiorentini in seguito al fallimento dell’assedio alla città di Lucca del 1331.
Un po’ di storia
Celebre la fu principalmente perché i Fiorentini misero a ferro e fuoco ogni cosa sul loro cammino, compreso l’allora piccolo borgo di Vivinaia, quattro case e una chiesa poste poco sotto l’attuale Montecarlo e racchiuse dentro una cinta muraria di forma rettangolare.
Da sottolineare come il borgo di Vivinaia fosse già allora da ricondursi al mondo del vino, in quanto proprio da qui partiva la Via Vinaria (da cui il nome del borgo) che conduceva alla via Francigena, utilizzata per il commercio del vino con i paesi limitrofi.
Tornando a quel drammatico episodio, gli abitanti del borgo si rifugiarono nella Rocca del Cerruglio, un’antica fortezza – ancora oggi presente – attorniata da un bosco di cerri in cima alla collina.
È qui che il principe Carlo di Lussemburgo (il futuro Carlo IV imperatore del Sacro Romano Impero) li trovò quando nel 1332 arrivò a Lucca; Carlo decise di ricostruire il paese più in alto rispetto a prima, e finalmente nel 1333 sorse il borgo attuale, che verrà nominato in suo onore Mons Charoli, il monte di Carlo.
Questa è, in breve, la storia di Montecarlo. Ma di vino non ne parliamo?…ci chiederai.
Certo che sì, perché – come già visto con Vivinaia – il vino da queste parti è una tradizione che parte da molto lontano, quando le battaglie appena descritte erano lungi da venire.
Il vino di Montecarlo nelle corti europee
Il vino di queste zone era famoso già ai tempi dei Romani, e prima ancora degli Etruschi, che apprezzavano – e non poco – quello che qui veniva prodotto. Se da altre parti il vino ed il suo commercio hanno attraversato periodi di alti e bassi, a Montecarlo hanno vissuto una stabilità pressoché continua, grazie ai vignaioli ed agricoltori che, generazione dopo generazione, si sono succeduti nelle vigne montecarlesi.
I vini di Montecarlo, specialmente quello bianco, sono approdati nei secoli sulle tavole di re, imperatori, papi e della nobiltà di mezza Italia ed Europa. Segno tangibile di una qualità e di una fama sopra la media del tempo.
Un’ulteriore svolta qualitativa al vino di Montecarlo si ebbe nella seconda metà del XIX secolo, quando Giulio Magnani, un appassionato viticoltore montecarlese e a quel tempo proprietario della Fattoria Marchi-Magnani, partì alla volta della Francia intorno al 1870.
Giulio Magnani e la svolta del vino di Montecarlo
Il suo obiettivo era imparare dai maestri per antonomasia il modo per migliorare la vinificazione e dare una svolta innovativa al vino che in quegli anni veniva prodotto dalla sua cantina e in generale nel montecarlese.
Si recò quindi nella zona di Bordeaux e da quei luoghi portò a Montecarlo il Sauvignon, il Semillon, il Merlot, il Cabernet Franc ed il Cabernet Sauvignon. Passando dalla zona del Rodano prese il Roussanne ed il Syrah e dalla Borgogna il Pinot bianco e grigio.
Tornato a casa sperimentò le percentuali giuste dei vitigni da aggiungere al Trebbiano, al fine di rendere il vino più elegante, morbido e profumato.
I vini di Montecarlo incominciarono ad essere l’oggetto del desiderio sulle tavole più importanti tanto da accompagnare le nozze reali del Principe Umberto di Savoia e Maria Josè al Quirinale, nel 1930.
A quel tempo i vini della Fattoria Marchi Magnani e di altri produttori – Fattoria Pucci, Carrara, Pardocchi, De Dominicis – ottennero numerosi riconoscimenti in Italia ed all’estero. Il vino allora era conosciuto da tutti come “Lo Chablis di Montecarlo”, dove lo Chablis (piccola regione vitivinicola della Borgogna) era – ed è – sinonimo di vini bianchi di altissima qualità.
Il disciplinare e la DOC
Nel 1969 viene dato il riconoscimento della denominazione di origine controllata al vino “Montecarlo Bianco” e l’approvazione del relativo disciplinare di produzione, mentre nel 1985 avviene il riconoscimento della denominazione di origine controllata del “Montecarlo Rosso”.
Il disciplinare prevede per il Montecarlo Bianco la presenza al 40-60% di Trebbiano Toscano e per il restante Semillon, Pinot Gris e Bianco, Vermentino, Sauvignon e Roussanne; per il Montecarlo Rosso è prevista la presenza al 50-75% di Sangiovese, 5-15% Canaiolo nero, 10-15% Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot.
L’importanza di Montecarlo e dei suoi vini è notevole, al punto da essere stato inserito nella Strada del Vino e dell’Olio di Lucca, Montecarlo e Versilia; un’organizzazione il cui fine è quello di incentivare la conoscenza del vino attraverso una diretta conoscenza del territorio e dell’ambiente circostante.
Ti segnaliamo di seguito alcune tra le principali cantine da visitare e facenti parte della Strada del Vino e del Consorzio di Tutela:
- Fattoria Wandanna
- Fattoria di Montechiari
- Azienda Agricola Gino Fuso Carmignani
- Fattoria Borgo La Torre
- Fattoria del Buonamico
- Fattoria del Teso
Cliccando QUI puoi vedere la mappa delle cantine.
Queste aziende sono visitabili e noi ti consigliamo di passare a trovarle per conoscere i loro prodotti, dal momento che ognuna riesce a proporre un’espressione diversa del vino di Montecarlo, capace di riflettere filosofie, terreno e condizioni climatiche tipiche del contesto da cui provengono.
NOTA
Organizziamo a Montecarlo esperienze legate al vino in collaborazione con la Proloco locale e con la guida ambientale Joey Trek. Sono percorsi facili e medio-facili, indirizzati a tutti coloro che vogliono passare piacevoli momenti a contatto con la natura e utili a scoprire la storia del borgo e del suo vino.
Per maggiori info, dettagli e programma, puoi contattarci via e-mail all’indirizzo info@ilnomadedivino.com