TRAVAGLINI: IL NEBBIOLO ALLE PENDICI DEL MONTE ROSA

di Cristian

Autostrada A26, direzione Gravellona Toce. Una di quelle che sembrano state disegnate usando il righello, noiose e senza una curva. Ma l’uscita è lì e si avvicina pian piano – Romagnano –, così come si avvicina la nostra meta, laddove inizia la visita da Travaglini a Gattinara (mappa).

Appena lasciata l’autostrada e diminuita la velocità, ci si può finalmente accorgere e godere del paesaggio circostante: dolci colline e morbide vallate, paesini più o meno grandi che compaiono qua e là, a testimoniare che qui la presenza dell’uomo non ha modificato il paesaggio deturpandolo, ma bensì completandolo. E appena si alza un po’ lo sguardo, allargando il campo come farebbe un fotografo, ecco le Alpi, con il massiccio del Monte Rosa a farla da padrone ed a sorvegliare che tutto sia in ordine.

Un ordine che in questa zona del Nord-Piemonte, in provincia di Vercelli, nasce soprattutto dai filari di vigneti che l’uomo ha sapientemente impiantato, donando al Nebbiolo una nuova casa, lontana dalle Langhe ma accogliente allo stesso modo. Sì perché qua è tutto diverso: il terreno, il clima, l’esposizione. Ma diverso non significa impossibile, e nonostante queste sostanziali diversità il Nebbiolo riesce ad esprimersi in tutta la sua complessa armonia di profumi e di sapori.

All’interno di questo puzzle, magnificamente descritto dalla penna di Mario Soldati nel suo romanzo “Un sorso di Gattinara e altri racconti”, un tassello fondamentale è costituito dalla Cantina Travaglini.

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Tutto nasce dalla ferrea volontà di Giancarlo Travaglini – papà di Cinzia che oggigiorno con il marito Massimo gestisce l’azienda – il quale eredita, a sua volta, le vigne da papà Arturo e decide di fare un vino che possa portare in alto la fama del Nebbiolo coltivato a Gattinara.

Inizia così la storia dell’azienda, puntando tutto sul vitigno che per i piemontesi è il simbolo della piemontesità più profonda, a partire dal nome che la storia lega inscindibilmente alle nebbie autunnali durante le quali viene vendemmiato. Giancarlo intuisce le potenzialità nel dare al Nebbiolo – “Spanna” nel dialetto locale – una nuova dimora, un nuovo terreno dove affondare le radici e un nuovo clima.

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Grappolo Nebbiolo “Spanna” – foto ©Giancarlo Travaglini

Ma Giancarlo non si ferma qui, ed inventa quello che al giorno d’oggi è considerato uno dei simboli dell’azienda, grazie al quale è possibile riconoscerne l’identità anche senza averne visto l’etichetta. È la famosa bottiglia “storta”, all’inizio ingiustamente denigrata, grazie alla quale il vino può essere servito senza essere scaraffato, dal momento che i sedimenti naturali dovuti all’invecchiamento vengono trattenuti nella sua prominente pancia.

Un’altra “invenzione” di Giancarlo Travaglini non poteva che essere un vino. Ma non uno qualsiasi: uno ottenuto attraverso una vinificazione poco usuale in Piemonte, da uve stramature lasciate appassire sui graticci e successivamente vinificato. Nasce così “il Sogno”, vino nato dalla caparbietà di Giancarlo e portato avanti con ostinazione dalla figlia Cinzia: in questo modo, una bottiglia de “il Sogno” equivale all’essenza stessa del suo inventore essendo entrambe, bottiglia e contenuto, frutto della sua fertile e lungimirante mente.

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Durante la visita in cantina abbiamo amabilmente chiacchierato con Cinzia, mentre le nostre parole erano accompagnate da un ottimo “Tre Vigne”. Con lei ci è stato possibile approfondire la conoscenza dell’azienda, regalandoci alcuni curiosi aneddoti legati a suo papà ed alla vita stessa in cantina, soprattutto nei primi anni della sua fondazione.

La visita a Traviglini ci lascia in bocca e nella mente quel buon sapore e quelle belle sensazioni scaturite dalla volontà ostinata e dalla determinzione delle persone che, con la perseveranza, raggiungono i loro obiettivi. Storie enoiche che aspettano solo di essere raccontate e, come succede con un buon vino, degustate lentamente.

Cantina Travaglini 

Via delle Vigne, 36, 13045 Gattinara, VC  

travaglinigattinara.it 

0163.833588

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