Quella di oggi è la storia di una cantina e del suo cantiniere; una bella storia, perché reale e ricca di passione, coraggio, dedizione, costanza, amore per la vigna e per il vino.
Gaspare Buscemi ha speso la sua vita per realizzare un sogno: produrre un vino “artigiano”, in cui il compito dell’uomo è quello di interpretare senza dirigere, assecondare piuttosto che manipolare.
Questa sua cieca determinazione lo fa somigliare ad una specie di Don Chisciotte enoico, un cavaliere errante il cui scopo è quello di divulgare la filosofia dei vini “artigiani” naturali attraverso il suo lavoro, esempio encomiabile, frutto dell’amore per le tradizioni e per il lavoro artigianale.
Gaspare Buscemi è un vignaiolo classe ‘39, di origine siciliana ma nato a Valdobbiadene, patria del Prosecco, dove ha frequentato la scuola enologica.
Le prime collaborazioni importanti lo portano in Friuli, dove contribuisce con le sue idee innovative a ridare lustro al Consorzio Collio attraverso la prima etichetta che porta la sua inconfondibile firma. È il 1963.
Ma la sua vera vocazione viene fuori quando inizia ad aiutare i piccoli vignaioli nella produzione dei loro vini; è questa l’essenza di un progetto ideato da Luigi Veronelli e che ha trovato in Gaspare Buscemi un ottimo interprete. A bordo del suo pick-up gira per le vigne d’Italia, laddove c’è bisogno di una persona capace, disponibile ed in grado di dare consigli utili.
Un girovagare che si interrompe nel 1973 nel Collio friulano, a Zegla, minuscola frazione di Cormons a tre chilometri dal confine sloveno; qui, tra splendide colline a pochi chilometri dall’Adriatico, nasce la sua cantina, e di lì a qualche anno anche la prima etichetta tutta sua.
In questa nuova dimensione Gaspare Buscemi può esprimere la sua filosofia e creare vino che la contenga, ergendosi ad ambasciatore del metodo “artigiano” nel fare il vino, che negli anni della fondazione ed in quelli a seguire iniziava a cedere il passo a quello industriale.
«Al recupero della cultura contadina e artigiana, da molti anni dedico il mio impegno di “enologo fuori dal coro” e di “vinificatore artigiano”, perché da questo dipende il futuro del vino italiano e quello della viticoltura, inevitabilmente difficile e complessa, da cui deriva.»
Queste parole di Gaspare Buscemi lasciano intendere l’intensità e la determinazione con cui questo vignaiolo segue una dottrina orientata verso una viticoltura d’altri tempi.
L’ “Archimede Pitagorico del vino” – così come lo ha definito il giornalista Bruno Donati – negli anni successivi inizia a creare vini ma non solo, perché un vero artigiano lo è a 360 gradi. Si costruisce da solo i macchinari che servono in cantina, per poter essere complementari alle sue teorie enologiche, che non prevedono alcun intervento dell’uomo che implichi l’utilizzo di sostanze chimiche.
I suoi devono essere vini fatti con l’uva e di uva solamente; viene ridotta anche la solforosa, ed in alcuni casi addirittura abolita. Nascono così vini dalla doppia anima: da un lato rispecchiano il vitigno, il territorio ed il clima, e dall’altro la filosofia di Gaspare Buscemi, che si concretizza tramite una sensibilità a questi tre elementi davvero fuori dal comune.
Con più di cento vendemmie e vinificazioni alle spalle, questo vignaiolo giramondo ha accumulato un’esperienza tale da poter affermare (ma questo lo diciamo noi) che per lui l’uva ha pochi segreti ancora da nascondere, e che la simbiosi con la vigna tocca punte raramente raggiunte.
I suoi vini esprimono tre concetti base legati alla territorialità, alla longevità ed alla artigianalità. Sono le fondamenta su cui si regge la definizione “artigiano” associata al suo vino, visto come un’opera sì fatta dall’uomo ma che prima di tutto rispecchi un territorio e che sia così salubre da permettere un invecchiamento scevro da ogni coadiuvante chimico.
Ma, va detto, i suoi vini non solo filosofia. Sono concreti, vivi, vitali, sono il mezzo con cui il suo pensiero si materializza. Invertendo l’ordine degli elementi, si può dire che il vino per Gaspare Buscemi sia il solo e reale punto di inizio, e non l’obiettivo finale; perché se alla base non ci fosse il vino, il resto non esisterebbe.
Vino “artigiano” fatto da un artigiano del vino.
Le mani pensanti di Gaspare Buscemi agiscono con la saggezza e la consapevolezza di chi conosce l’argomento e lo tratta da molto tempo; il vino che scaturisce da queste mani è un essere vivente che parla il linguaggio universale del lavoro in vigna, in cantina, assiduo, costante, quotidiano, instancabile.
«Quando il vino è cultura, il tempo è la misura della qualità»
Questo il motto che in qualche modo riassume il pensiero di Gaspare Buscemi. Perché il vino deve riflettere territorialità, senza trattamenti chimici, senza scorciatoie tecnologiche né tecniche omologanti, ma deve soprattutto riflettere i tempi della natura, essere fatto senza fretta.
È a questi livelli di profondità che si incontra un vino vero, “il” vino.
I Vini
Andiamo ora a scoprire alcuni dei vini di Gaspare Buscemi, tre rarità che parlano di lui e del suo modo “artigiano” di fare il vino.
I vini che abbiamo degustato e di cui vi parliamo qui sono disponibili sul portale Greenwine.it, e-commerce italiano di vini biologici, biodinamici e naturali.
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PERLE D’UVA, FONDO IN FONDO
Cuvée di vitigni diversi e vecchie annate e mosto fresco, messo in bottiglia nel 2019.
Si tratta di un assemblaggio di più varietà tipiche del Collio friulano (pinot grigio, sauvignon blanc non aromatico, ribolla gialla, malvasia istriana e verduzzo friulano) e annate diverse, che si presenta al bicchiere con una bella spuma dovuta alla fermentazione in bottiglia degli zuccheri delle uve.
Solo che al posto degli zuccheri aggiunti la scelta è stata di utilizzare il mosto fresco per la rifermentazione in bottiglia, per poter partire da un vino base ottenuto da uve mature, quindi strutturato e complesso, e allo stesso tempo per non ridurne il corredo di sali e di sostanze estrattive che fanno parte della sua qualità.
Per dare maggiore complessità al vino viene scelto sia il vino base dell’ultima annata che quello delle annate precedenti.
Il colore è un giallo tendente all’aranciato, bollicine fini, leggermente torbido; al naso profumi di frutta, pesca e agrumi, ma anche sentori fragranti, come la crosta di pane; in bocca è morbido, equilibrato tra sapidità e freschezza (acidità).
BRAIDE BIANCO
2018, IGT Venezia Giulia. Pinot Grigio, Sauvignon, qualche ceppo dell’alsaziano Tocai gris di una vigna molto vecchia.
La peculiarità di questo vino consiste nel fatto che vendemmia e spremitura avvengono contemporaneamente.
Grazie ai macchinari pensati e realizzati da Gaspare Buscemi, le uve vengono lavorate in vigna durante la raccolta, ed in cantina arriva il mosto per le successive lavorazioni; questo procedimento evita la perdita di qualità dovuta alla rottura degli acini sovrapposti nelle cassette, che causerebbe la precoce fermentazione ed ossidazione del mosto.
La vinificazione è in bianco, ovvero non vi è mai contatto tra il liquido spremuto e le bucce, i raspi e i vinaccioli, come da sana e vecchia tradizione contadina.
Fermentazioni spontanee, da lieviti indigeni e senza controllo della temperatura.
Vino dalla struttura agile e meno articolato rispetto al precedente e per questo di più facile beva e abbinamento; naso fresco di fiori bianchi ma anche lavanda; in bocca fresco e piacevole, e la gradazione alcolica di 13% non si fa sentire grazie alla buona acidità.
BRAIDE ROSSO
2018, IGT Venezia Giulia. Merlot e Cabernet in proporzioni diverse a seconda delle annate.
Viene seguito lo stesso procedimento iniziale del Braide Bianco, con l’uva selezionata e raccolta spremuta immediatamente.
In cantina le fermentazioni sono spontanee e l’affinamento viene fatto in acciaio per tre mesi e poi subito imbottigliato.
Il colore è un rubino violaceo, intenso; naso ricco e complesso, sentori di fiori e frutta fresca, appena colta dall’albero; palato con buon corpo, piacevole persistenza e tannini morbidi.
Siamo rimasti affascinati dalla filosofia e dalla disciplina di Gaspare Buscemi, entrambe applicate in modo esemplare, all’interno di un mondo, quello del vino, che ha sempre bisogno di persone ed esempi come il suo.
Noi siamo sicuri che le nuove generazioni di vignaioli, odierne e future, sapranno raccogliere la sfida che ha lanciato Gaspare Buscemi: umanizzare l’enologia senza renderla antropocentrica, in modo da affrancare la vite ed il vino dall’eccessiva influenza dell’essere umano.
All’alba della terza decade del secondo millennio possiamo affermare che questo metodo di concepire il vino sia nuovamente fonte di ispirazione per molti giovani vignaioli, che in varie parti d’Italia prendono Gaspare Buscemi come esempio per la loro attività.
Il vino “artigiano”, il vino secondo Gaspare Buscemi.
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In collaborazione con Greenwine.it, portale del vino naturale italiano