Prendo spunto per questo articolo dall’ultima intervista fatta a Luca Balbiano, produttore di Cantine Balbiano e CEO e fondatore del progetto Citiculture, apparsa recentemente su Wine Meridian e che ho letto con molto interesse.
Il tema dell’enoturismo mi tocca da molto vicino, e se poi si aggiunge come ingrediente il “vigneto urbano”, il mix diventa irresistibile. Le parole di Luca sono un’attenta analisi della situazione attuale riguardo l’enoturismo, il suo potenziale ed il suo reale futuro: quanto l’obiettivo verso il quale il mondo del vino è diretto sia raggiungibile e quanto stiamo facendo per giungervi.
L’enoturismo non è più solo un’esperienza di degustazione, ma un viaggio autentico nella cultura e nella storia di un territorio. Negli ultimi anni, questa dimensione ha acquisito un ruolo sempre più centrale per le cantine, diventando un vero e proprio pilastro per la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo. Tra le voci più ascoltate in questo ambito spicca proprio quella di Luca Balbiano, la cui visione su come l’enoturismo possa rappresentare una chiave per il futuro del settore è quanto mai autorevole.
Balbiano è presidente della Urban Vineyards Association (U.V.A.), una rete internazionale di vigne urbane nata con l’obiettivo di preservare e promuovere questi vigneti situati nei centri cittadini. Un progetto innovativo che dimostra come la tradizione vitivinicola possa dialogare con il contesto urbano, offrendo nuove opportunità sia per i produttori che per gli appassionati di vino.
Un esempio emblematico di questo concetto è la Vigna della Regina a Torino, un vigneto storico che, grazie all’impegno della famiglia Balbiano, è stato riportato in vita. Situata nel cuore della città, questa vigna rappresenta un modello di enoturismo culturale, dove la visita a un vigneto si arricchisce di un valore storico e artistico, trasformando l’esperienza in un viaggio nel tempo.
L’idea di Balbiano si inserisce perfettamente nella nuova tendenza dell’enoturismo: non più semplice visita in cantina, ma un’esperienza immersiva che crea un legame autentico tra il visitatore e il territorio. Questo approccio risponde alla crescente domanda di esperienze genuine e personalizzate, dove il vino non è solo un prodotto da degustare, ma il frutto di una storia, di un paesaggio e di una comunità.

Corso di Avvicinamento al Vino
Live (non registrato) da remoto e 1:1. Tre lezioni da due ore circa. Scopri il mondo del vino in tutte le sue principali componenti (vigna, cantina) e le attività di un vignaiolo. Impara a comprendere il vino e a degustarlo. Degustazione guidata a fine lezione.
Inoltre, l’integrazione dell’enoturismo nei contesti urbani rappresenta una svolta strategica. Avvicinare il mondo del vino alle città significa ampliare il pubblico di riferimento, rendendo il turismo del vino accessibile anche a chi non ha la possibilità di viaggiare nelle zone tradizionalmente vitivinicole.
Vediamo ora cos’è Citiculture, il progetto di cui Luca è fondatore e presidente. Citiculture è un’azienda innovativa specializzata nella trasformazione di aree urbane in spazi di biodiversità attraverso la viticoltura sostenibile. La loro missione è promuovere l’armonia tra natura e vita cittadina, creando vigneti urbani che migliorano la qualità della vita e favoriscono la rigenerazione ambientale.
Il core business di Citiculture si concentra sulla progettazione e implementazione di vigneti urbani, utilizzando pratiche di permacultura per garantire ecosistemi sani e produttivi. Questi progetti non solo contribuiscono alla sostenibilità ambientale, ma offrono anche benefici alle aziende, come il miglioramento del benessere dei dipendenti e l’aumento della reputazione del brand.
L’iniziativa Campus Grapes, sviluppata in collaborazione con il Politecnico di Torino, rappresenta un esempio concreto dell’approccio di Citiculture. Questo progetto prevede l’installazione di sensori intelligenti per monitorare la salute delle piante e valutare l’impatto ambientale, integrando tecnologia e natura per promuovere la biodiversità urbana.
Vorrei ora porre l’attenzione sulla parte dell’intervista in cui Luca mette in luce una problematica ben nota nel settore vitivinicolo: il calo del consumo di vino tra i giovani, dovuto, tra tante cose, a un racconto del prodotto percepito come eccessivamente tecnico, elitario e poco immediato. Questo fenomeno non è nuovo, ma affonda le radici negli anni settanta del Novecento, e oggi si scontra con un pubblico abituato a comunicazioni rapide, esperienziali e visivamente accattivanti.
Questa analisi evidenzia alcuni problemi chiave che stanno alimentando la disaffezione dei giovani verso il vino; in primo luogo, il mondo del vino viene spesso raccontato in maniera troppo complessa e tecnica. Questo approccio può risultare ostico e poco accessibile, soprattutto per chi non ha una formazione specifica nel settore. Il linguaggio usato è troppo formale, e questo crea una barriera che rende difficile per i giovani identificarsi con il prodotto, facendolo sembrare esclusivo e lontano dal loro stile di vita.

Adotta o regala un filare
Puoi scegliere tra l’adozione di un filare in Toscana (Chianti) o in Puglia (Salento). L’adozione del filare dura 12 mesi e può iniziare in qualsiasi momento. L’adottante riceverà:
- aggiornamenti e approfondimenti mensili via email;
- il certificato di adozione e verrà apposta la targhetta in legno personalizzata sul filare;
- n.6 bottiglie di vino prodotto con il vitigno scelto
Un altro fattore critico riguarda la difficoltà di coniugare il “ritmo” del vino con quello delle nuove generazioni. Il vino è legato a un processo lungo, che si intreccia con la natura, la tradizione e la pazienza. Tuttavia, i giovani sono abituati a contenuti rapidi, dinamici e facili da consumare. Questa differenza di tempi e linguaggi contribuisce a un allontanamento del vino da un pubblico giovane, che preferisce esperienze più immediate e coinvolgenti.
Infine, il vino non riesce a raccontarsi in modo coinvolgente. Spesso non vengono utilizzate storie accattivanti che possano far vivere ai consumatori un’esperienza emozionale legata al prodotto. Così facendo, si rischia di far sentire i giovani inadeguati o poco preparati per comprendere e apprezzare il vino. Questo crea un complesso di inferiorità che li porta a distaccarsi ulteriormente da esso.
Per affrontare la disaffezione dei giovani e riportarli a una relazione autentica con il vino, è fondamentale ripensare la comunicazione. Tuttavia, il vero futuro del vino non risiede tanto nell’accelerare la fruizione attraverso i social media, quanto nella riscoperta di un racconto che ponga l’essere umano in un ruolo di comprimario rispetto alla grande protagonista: la natura. Raccontare un vino non significa solo descrivere il prodotto, ma riuscire a trasportare il consumatore in vigna, facendogli vivere l’esperienza e la passione del vignaiolo, senza la necessità di essere fisicamente sul posto.
La comunicazione deve essere chiara, ma al contempo rispettosa della complessità che il lavoro dietro al vino comporta. Un linguaggio che, pur mantenendo l’autorevolezza che il vino merita, deve essere avvicinabile e vicino alla sensibilità delle nuove generazioni, senza ricorrere a formalismi eccessivi. Il vino non è solo un prodotto, ma un viaggio che parte dalla terra e arriva al calice, e questo viaggio deve essere raccontato attraverso storie, dettagli e immagini che possano evocare l’atmosfera delle vigne e la passione di chi le coltiva.
Anche gli eventi devono evolversi per avvicinare i giovani al mondo del vino. Organizzare wine tasting più “pop”, con format informali e interattivi, come aperitivi con DJ set o serate a tema, può rendere il vino più accessibile e interessante. Percorsi di degustazione semplificati, che integrino esperienze multisensoriali, permetterebbero ai neofiti di approcciarsi al vino in modo ludico, senza sentirsi sopraffatti da tecnicismi. Inoltre, la collaborazione con festival e altri eventi giovanili rappresenta una grande opportunità per portare il vino in contesti familiari per i giovani.
Un altro elemento cruciale per coinvolgere le nuove generazioni è la sostenibilità. I giovani sono molto sensibili alle tematiche ambientali e sociali, e il vino, che può vantare pratiche produttive sostenibili e un forte legame con il territorio, ha l’opportunità di raccontarsi in modo autentico. Le pratiche di produzione eco-compatibile, l’artigianalità e il legame con la terra sono valori che possono attrarre un pubblico giovane, se raccontati in modo sincero e coinvolgente. Offrire iniziative di engagement, come l’adozione di filari o esperienze in vigna, permetterebbe ai giovani di sentirsi protagonisti nel mondo del vino, partecipando attivamente alla sua creazione.
In sintesi, per riconquistare i giovani, il vino deve imparare a raccontarsi in modo più diretto, esperienziale e inclusivo, senza perdere la propria essenza. Come afferma Balbiano, se il vino riesce a tradurre la sua tradizione e i suoi tempi lunghi in un’esperienza coinvolgente e moderna, potrà tornare a essere una bevanda cool anche per le nuove generazioni.