Il 30 Novembre e l’1 Dicembre ha avuto luogo, presso la stazione Leopolda di Firenze, la manifestazione enoica Food&Wine in Progress, vetrina prenatalizia delle eccellenze enogastronomiche toscane.

L’evento è giunto alla quinta edizione ed è stato organizzato dalla sezione toscana dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) e dall’Unione Regionale Cuochi Toscani, per dare risalto ai prodotti che più rispecchiano la filosofia della manifestazione, ovvero la difesa dell’artigianalità in un mondo che sta progredendo alla velocità della luce.
Difesa che non significa rifiuto della novità ma piuttosto adeguamento, quell’adattabilità ai tempi moderni richiesta in tutti i settori delle attività umane, una responsabilità da cui neanche il reparto eno-alimentare può sfuggire.
È proprio grazie a questa visione fattiva degli organizzatori che molti dei produttori toscani hanno deciso di partecipare, trovandosi sulla stessa linea d’onda e condividendone la filosofia, non solo a parole ma anche nei fatti.
Uno dei settori che secondo noi più rispecchia questa tendenza è quello dei vini in anfora; questa particolare vinificazione è in grado di unire il sistema utilizzato per produrre il vino migliaia di anni fa dai Greci e dai Romani, con le moderne conoscenze in materia enologica, dando come risultato dei vini che riescono ad esprimere le proprie caratteristiche organolettiche senza essere alterate dal legno delle botti.

L’anfora di terracotta è di per sé uno strumento “neutro”, all’interno del quale il vino matura e si affina perfettamente, riuscendo ad esprimere il carattere tipico della varietà che si trova all’interno; è pertanto utilizzabile tanto per i vini rossi quanto per quelli bianchi, e si adatta a vari tipi di vinificazione ed affinamento, permettendo agli enologi di trovare il sistema migliore ogni volta.
La Toscana, tra le altre cose, può vantare il maggior centro italiano per la produzione di anfore di terracotta, il paese di Impruneta in provincia di Firenze. Qui opera uno dei più grandi fornitori italiani di orci di terracotta, Artenova, guidata Leonardo e dal fratello, passati dal produrre oggettistica in terracotta alle ben più grandi anfore, diventando dei veri leader nel settore.

Abbiamo con piacere fatto una chiacchierata con Leonardo durante l’evento, che ci ha spiegato le varie fasi di lavorazione della terracotta e della produzione delle anfore, nelle quali si utilizzano stampi in gesso per darne la giusta simmetria che altrimenti sarebbe difficile realizzare, e forni in cui sostano per vari giorni a seccare raggiungendo i 1050º C per poi lentamente tornare a temperatura ambiente.
Uno degli spazi dedicati dall’organizzazione è stato dunque affidato ai produttori toscani di vini in anfora, realtà contemporanea tra quelle con il maggior tasso di sviluppo nel mondo del vino.
I vini in anfora riescono ad unire il passato, il presente ed il futuro, come pochi altri prodotti nel mondo; prima ancora dell’avvento delle botti di legno, erano le anfore ad essere utilizzate per il trasporto dei liquidi, sia via mare che via terra. Alcuni tra i produttori più lungimiranti hanno voluto scommettere sul ritorno di questo antico sistema, coadiuvati dalla moderna tecnologia grazie alla quale si riescono ad ottenere vini perfetti.
I vignaioli toscani, dunque, grazie alla presenza di un polo come quello di Impruneta, hanno deciso di dedicare parte della produzione – in alcuni casi tutta – alla vinificazione in anfora, e la mappa dei produttori che seguono questa filosofia coinvolge tutta la regione, isola d’Elba e Capraia comprese.
Abbiamo avuto modo di conoscere queste realtà, ognuna con una propria identità e, giustamente, orgoglio, derivante dall’aver iniziato e portato avanti con così tanto impegno un progetto ambizioso ed innovativo.
Queste le cantine con i vini anfora che abbiamo degustato:
- Arrighi, dall’isola d’Elba (arcipelago toscano). Antonio Arrighi è un vulcano di idee, basta parlargli per poco tempo per rendersene conto. I suoi vini in anfora sono l’Hermia IGT prodotto da uve Viognier, il Valerius IGT da uva Ansonica, ed il Tresse – IGT Toscana Rosso – ottenuto da Sangiovese e in parte da Syrah e Sagrantino.
- Tenuta Casadei, da Suvereto (Li). Una cantina italo-americana, dove le famiglie Casadei e Cline hanno unito la propria passione per il vino creando i vini biointegrali, nati a loro volta dall’unione della filosofia biologica con l’agricoltura biodinamica. Il vino in anfora presentato all’evento era Syrah – I.G.T. Toscana Rosso – facente parte della linea Le Anfore firmata da Elena Casadei.
- La Castellina, da Castellina in Chianti (Si). È Cosimo Bojola, figlio dell’attuale proprietario, l’autore del primo vino in anfora dell’azienda, frutto dello studio condotto per la sua tesi di laurea. Il Cosimo Bojola – Chianti Classico DOCG – è un Sangiovese in purezza che affina 11 mesi nella terracotta.
- Capitoni, da Pienza (Si). La Val d’Orcia è il teatro dove l’azienda di Marco Capitoni coltiva i suoi vigneti, principalmente a Sangiovese; ed è proprio da questa varietà che si ottiene il Troccolone – Orcia Sangiovese DOC – affinato in anfora perché Marco cercava “un contenitore che non cedesse aromi al vino”.
- La Piana, dall’isola di Capraia (arcipelago toscano). L’ex struttura carceraria è diventata la cantina di questa piccola ma interessante realtà isolana. I vigneti sono concentrati nella parte nord e centrale di Capraia e le varietà coltivate sono Aleatico, Vermentino, Ciliegiolo e Colorino. Ed è proprio da queste ultime due che si ottiene lo Zenobito – IGP Toscana Rosso – coltivate con il metodo dell’agricoltura biologica.
- Le Verzure, da Murlo (Si). Giovane cantina posta tra la Val di Merse e la Val d’Orcia, gestita da Antonella e Luigino Barban; la loro filosofia è quella dell’agricoltura biodinamica, ed in tal senso non potevano mancare dei vini maturati negli orci di terracotta. Alla manifestazione erano presenti con il Sileo – IGT Toscana Rosso – da uva Sangiovese Grosso, e con il BiancoAugusto – IGT Toscana Bianco – da uve Trebbiano e Malvasia.
- Sequerciani, da Gavorrano (Gr). Interessante realtà maremmana, i cui vini sono ottenuti solo da uve autoctone coltivate secondo il metodo dell’agricoltura biodinamica. In anfora sono vinificati il Foglia Tonda ed il Pugnitello, e durante Food&Wine in Progress abbiamo potuto assaggiare il Foglia Tonda, varietà riscoperta in tempi recenti, di cui abbiamo parlato approfonditamente qualche settimana fa.
- Il Peraccio, da Pelago (Fi). Sulle colline del Chianti fiorentino tra la confluenza dei fiumi Arno e Sieve, questa cantina operante già dalla fine degli anni ‘60, ha recentemente optato per una conduzione biologica e la vinificazione in anfore di terracotta. In degustazione alla Leopolda c’erano il bianco Diva – IGT Bianco – prodotto da uve Trebbiano e Malvasia ed il Bruno – IGT Rosso – da uve Sangiovese e Cabernet Franc.
- Falzari, da Vinci (Fi). Nella terra di Leonardo sorge la cantina di Sergio e Roberto Falzari, azienda che ha aderito al sistema dell’agricoltura biodinamica da qualche anno. Questa filosofia li ha portati a provare nuove strade per la vinificazione, ed arrivare alla terracotta è stato un attimo. Al momento producono una sola etichetta, il Tinnari – IGT Bianco – ottenuto da uva Trebbiano, in omaggio al territorio su cui le viti crescono in modo naturale.
Nonostante la nostra curiosità ed attenzione sia stata attirata dai vini in anfora, Food&Wine in Progress è stato molto altro, e prime tra tutte svettavano le cantine che oggigiorno sono il fiore all’occhiello della vitivinicoltura toscana, da Banfi a Marchesi de’ Frescobaldi.
Il nostro tour tra i tavoli di degustazione ci ha portato a conoscere ed assaggiare i vini di Sator Wines, interessante realtà situata a Pomaia (Pi); qui Gianni Moscardini, proprietario e winemaker guida con occhio lungimirante le attività dell’azienda, ed i suoi vini non sono mai banali. Noi abbiamo assaggiato il Sator Montescudaio DOC, uvaggio di Sangiovese e Teroldego, ed il Sileno Ciliegiolo IGT.
Restando nei paraggi, non solo per la vicinanza tra i tavoli ma anche per quella geografica, siamo passati da Le Palaie, cantina di Peccioli (Pi), nell’alta Valdera. Un territorio ad alta vocazione vitivinicola, in cui questa cantina si è inserita a meraviglia; i vini di Le Palaie sono studiati e pensati da Carlo Ferrini, enologo di fama internazionale, e dal giovane e promettente Andrea Secco, che cura quotidianamente le vigne. Al loro tavolo abbiamo assaggiato il Viognier – IGT Toscana Bianco -, le bollicine fini del Brusio d’Era – Vino Spumante Rosato Brut – da uva Sangiovese, il Sagrestano – IGT Toscana Rosso – da uve Sangiovese ed Alicante, il Bulizio – IGT Toscana Rosso – uvaggio di Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, ed abbiamo concluso con il Sotterfugio – IGT Toscana Rosso – ottenuto da Merlot in purezza ed in edizione limitata.
La sosta successiva è stata da Piandaccoli, azienda vitivinicola di Lastra a Signa (Fi), attirati, neanche a dirlo, dal Foglia Tonda. Questa cantina ha sviluppato una linea di vini ottenuti da vitigni autoctoni presenti sul territorio toscano sin dal Rinascimento; ed è proprio a quel periodo che è dedicata la linea I Vini del Rinascimento che comprende le varietà Foglia Tonda, Barsaglina, Pugnitello e Mammolo. Noi abbiamo assaggiato il Foglia Tonda ed il Mammolo, due espressioni enologiche di alto valore della cantina, particolari e suadenti nei profumi e nel sapore.
La giornata degustativa si è conclusa con i vini di Madeira, guest star della manifestazione. Vini fortificati con aggiunta di brandy ed ottenuti da uve tipiche dell’isola atlantica, come il Terrantez, il Bual, il Malmsey (Malvasia) e la Tinta Negra. Due le cantine rappresentate, Blandy’s e Henriques&Henriques, che avevano in assaggio varie espressioni dei loro vini, dal secco, semi-secco, semi-dolce per finire al dolce e dolcissimo. Chi come noi adora questa tipologia di vini (vedi Porto e Jerez) ha potuto trovare in questi tavoli una vera manna, lasciandosi coccolare dalle note calde ed affascinanti del Madeira.
Ma come dice il nome dell’evento, l’altra metà dell’area espositiva era dedicata agli stand legati alle eccellenze della gastronomia toscana: qui l’olio, di cui abbiamo assaggiato quello di Podere di Monti e dell’Azienda Agricola Talente, i formaggi di capra dell’Azienda Agricola Biologica Da Pagliana, i peperoncini ed oli aromatizzati di Peperita erano solo alcuni esempi di quello che si poteva trovare ed assaggiare durante la fiera, tra un vino e l’altro.
Uno degli appuntamenti del Sabato a cui non potevamo e non volevamo assolutamente mancare era la presentazione del cortometraggio di Stefano Muti, Vinum Insulae, sul progetto di Antonio Arrighi del vino Nesus, il vino marino. Recentemente premiato al 26º Festival International Œnovidéo di Marsiglia, il cortometraggio è un viaggio emozionante ed intenso alla scoperta del progetto ideato da Arrighi e sviluppato con il contributo fondamentale del Prof. Attilio Scienza, in cui immagini e parole si mescolano sapientemente e conducono attraverso le varie fasi della lavorazione del Nesus (la foto di copertina mostra l’intervento di Antonio Arrighi prima della visione del cortometraggio).
Le eccellenze dell’enogastronomia toscana sono davvero tante e non si smette mai di conoscerne di nuove, grazie soprattutto ai giovani – ragazze e ragazzi – attirati da questo mondo e veri appassionati di cibo e vino, ma anche del territorio in cui sono nati o in cui si sono trasferiti per vivere. È questo spirito il patrimonio da salvaguardare e difendere, il lato umano del vino: dopotutto, senza l’essere umano, l’uva è soltanto un frutto.
