TENUTA POGGIO ROSSO, IL VINO TRA BARATTI E GLI ETRUSCHI

di Cristian

La cantina di cui vogliamo parlare oggi è una di quelle realtà vitivinicole incastonate in un territorio meraviglioso, dove la bellezza del paesaggio si sposa con l’arte di fare il vino.

Siamo a pochi chilometri da Baratti, uno dei golfi più belli del litorale toscano, non lontano da Piombino e da Populonia, famosa per i resti etruschi ritrovati nel suo territorio.

Un popolo, quello degli Etruschi, che in questa parte di Toscana era molto attivo, soprattutto nel commercio, al punto che Baratti era uno dei porti più utilizzati dai commercianti di quell’epoca lontana e Populonia uno dei paesi più importanti.

E cosa trasportavano se non il vino?

Populonia era famosa per la produzione di quelli che al tempo erano i metalli preziosi: rame, argento e soprattutto ferro. Ma oltre al metallo veniva commerciato anche il vino. Il vino della zona infatti era uno dei prodotti più apprezzati dagli Etruschi stessi e dai popoli con cui avevano rapporti commerciali. Certo, si trattava di un vino molto diverso da come lo intendiamo noi oggi, visto che la fermentazione ancora non era conosciuta ed i vini erano addizionati con erbe e altre sostanze naturali.

I ritrovamenti nell’area di Populonia di anfore di terracotta, al cui interno erano presenti ancora dei vinaccioli, hanno fatto emergere l’importanza che veniva data al vino, tanto nei rituali sacri quanto nella vita quotidiana.

Ebbene, in questo luogo ricco di storia e di bellezza paesaggistica, siamo andati a conoscere Tenuta PoggioRosso, acquistata nel 2001 dalla famiglia Monelli ed oggi gestita dal figlio Diego.

L’enologo Valerio Falchi

Ma facciamo un po’ di storia della Tenuta, perché come molti edifici in Toscana – e in Italia – le vicende avvenute tra le sue mura hanno attraversato varie generazioni, ed è molto interessante conoscerle per capire il luogo in cui ci si trova.

Gli albori della Tenuta Poggio Rosso

La Tenuta era una proprietà dei Conti Desideri, nobile famiglia di proprietari latifondieri della zona a cui appartenevano anche altre dimore sparse nella Maremma Toscana. 

Ad inizio Novecento, la contessa Alfonsina eredita la Tenuta ed i terreni circostanti, su cui erano state piantate delle viti per una piccola produzione di vino; il figlio della contessa, Eugenio, famoso neurochirurgo, la eredita a sua volta e continua la tradizione del vino, mantenendo la stessa linea dei suoi avi, incentrata sulla piccola produzione.

Gli anni scorrono e la tenuta finisce nell’oblio e nell’abbandono, mancando eredi che potessero occuparsene attivamente. Questo periodo dura una decina d’anni, quando nel 2001 appunto, viene acquistata dalla famiglia Monelli, che in circa sette anni restaura tenuta e vigneti, che nel frattempo erano stati espiantati e sostituiti da altre piante.

Vent’anni dopo la tenuta può contare su sei ettari a vigneto posti su un poggio (piccola collina) che, insieme al tipico colore rosso-arancio del terreno tipico dell’area di Donoratico, dà il nome all’azienda, Poggio Rosso.

Gli anni Duemila

Nella vecchia casa padronale e nella limonaia trovano ora spazio la cantina moderna e la sala degustazione, e gli spazi all’esterno presentano arredi ricavati dalle barriques cadute in disuso. Il tutto a creare un ambiente armonico ed orientato al mondo del vino, impreziosito dalla vecchia quercia all’ingresso del cortile, che accoglie gli ospiti come una statua etrusca.

Tenuta Poggio Rosso ha voluto sottolineare la storia del territorio anche nel suo logo, una palmetta rappresentata su alcune ceramiche etrusche ritrovate nella zona di Populonia e conservate nel Museo Archeologico di Piombino.

Come scritto poc’anzi Diego è il giovane proprietario che, con la collaborazione dell’enologo Valerio Falchi, gestisce vigne e cantina. Ma non solo, perché nei terreni adiacenti la tenuta hanno trovato spazio anche le tende del glamping immerse tra ulivi e cipressi.


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Il Glamping di Poggio Rosso è uno dei modi migliori (se non il migliore) per vivere questo splendido angolo di mondo, dominato da querce, lecci, cipressi, cerri e qualche sughera. Per non parlare di viti, ulivi e lo sfondo impareggiabile del mare.

Ma torniamo al nostro amato vino.

Le varietà coltivate nei vigneti della tenuta sono sette: cabernet franc e sauvignon, syrah, merlot, sangiovese, vermentino e viognier.

Vitigni e vigneti

Questi vitigni sono stati posizionati dopo un attento studio del terreno e dell’esposizione, in modo da poter offrire il massimo sotto il profilo organolettico; da una foto scattata dall’alto, infatti, è possibile notare le varie zone all’interno della vigna caratterizzate da terreni differenti, evidenziando così quelli che in Francia sono chiamati i cru di un vigneto.

Poggio Rosso ed i vigneti

I filari di Poggio Rosso sono posizionati a poca distanza dal mare, che insieme alla brezza ed al sole garantiscono alla vite prima e all’uva poi di svilupparsi in modo ottimale ed un apporto fondamentale in quello che sarà il profilo finale di ciascun vino.

Le etichette prodotte da Poggio Rosso sono sette, ognuna facente riferimento a quell’Etruria da cui tutto ebbe inizio: Phylica, Feronia e Senza Nome (l’eccezione che conferma la regola) sono i bianchi, mentre Fufluna, Tages, Velthune sono i vini rossi. Last but not least Losna, il dolce naturale ottenuto con il Vermentino per metà appassito sui graticci e per l’altra metà da vendemmia surmatura.

Oggi andremo alla scoperta di tre di loro, il Feronia, il Fufluna e il Velthune.

Scopriamo i vini di Poggio Rosso

Feronia, vendemmia 2019

Partiamo dal bianco, ottenuto con uve Viognier. Chi ci segue conosce la nostra passione per questo vitigno, pertanto non potevamo farcelo scappare.

Il nome, innanzitutto, Feronia, rimanda alla divinità della Natura, protettrice dei boschi, delle messi e dei prodotti agricoli.

Il Viognier è una varietà originaria della Valle del Rodano, in Francia, capace di resistere bene ai periodi di siccità, tra l’altro non poi così rari in queste zone.

Si tratta di un vino in purezza, vinificato in acciaio e con un’evoluzione sui lieviti indigeni di 4 mesi tra acciaio e barriques di secondo e terzo passaggio (2 mesi e 2 mesi). Dopodiché altri tre mesi in bottiglia ed è pronto per la commercializzazione.

Nel calice ha un giallo intenso ma brillante, con sfumature dorate.

Al naso presenta i sentori di frutta a polpa bianca, albicocca su tutte, ma anche miele d’acacia e buccia d’arancia.

In bocca è caldo, rotondo, più fresco che sapido, ma armonico e molto morbido. Il finale è persistente con ricordi fruttati di albicocca e frutti tropicali.

Fufluna, vendemmia 2020

Fufluna è il nome con cui gli Etruschi chiamavano l’abitato di allora di Populonia; deriva da Fufluns, la divinità etrusca del vino e dell’ebbrezza.

È il vino giovane dell’azienda, fatto con Merlot (40%), Cabernet Sauvignon, Franc e Syrah tutte all’incirca al 20%; vinificazione e affinamento in acciaio e poi via in bottiglia.

Con il Fufluna stiamo parlando di un vino appartenente alla categoria dei vini che sono sì di facile beva ma non banali e scontati. 

Le varietà, vinificate separatamente e poi assemblate successivamente, hanno così modo di tirare fuori le loro caratteristiche tipiche varietali, creando un mix affascinante.

Il colore è un rubino brillante e limpido, a cui fanno da cornice riflessi violacei.

Al naso si sente la frutta rossa fresca, ciliegia su tutto, ma anche note floreali di violetta, merito del Merlot.

In bocca è fresco, piacevole e morbido, con i tannini leggeri ed un finale non molto lungo ma che lascia aperte le strade per il sorso successivo. Un vino che non stanca.

Velthune, vendemmia 2016

Velthune il Multiforme era la divinità etrusca che rappresentava il cambiamento delle stagioni e che presenziava alla maturazione dei frutti.

Vinificazione in purezza da uve Cabernet Sauvignon affinate 18 mesi in barrique e altri 12 in bottiglia, per arrivare al più strutturato dei vini di Poggio Rosso.

Un vino complesso ma non complicato, a sottolineare la simbiosi raggiunta tra vitigno, territorio e mano dell’uomo, che ha saputo interpretare al meglio quello che la natura offre.

Il colore è un rubino intenso, con note aranciate di evoluzione.

Al naso ci ricorda la mora, i piccoli frutti di bosco in confettura, ma anche note più evolute, liquirizia, pepe nero, sottobosco, unite a note più balsamiche.

In bocca sono la sua struttura ad impressionare, la morbidezza, il tannino rotondo, il calore che lascia nel palato ed il finale, lungo ed avvolgente.

L’impegno profuso dalla famiglia Monelli nel lavoro per il restauro della tenuta e dei suoi vigneti sono la testimonianza di quanto di buono può fare l’essere umano se agisce tutt’uno con la natura.

Il recupero di un pezzo di storia di Populonia, vitivinicola e non solo, è dunque non solo importante perché restituisce e rinnova una tradizione secolare, ma anche perché permette di scoprire quanto profondo sia il legame tra questa terra ed il vino, l’unico elemento vivo capace di attraversare intere generazioni, plasmandosi e cambiando ma riuscendo ogni volta a deliziare il palato di chi lo beve.

INFO

Tenuta Poggio Rosso è aperta per visite guidate in azienda e degustazioni. Per info e prenotazioni telefonare al 0565.29553 o inviare un’email a: commerciale@tenutapoggiorosso.it

I vini di Poggio Rosso possono essere acquistati sullo shop online dell’azienda.

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