Era il 1975 quando uno dei primi Nomadi di Vino – forse il più famoso -, Mario Soldati, giungeva a Bosa per conoscerne la sua Malvasia, da lui assaggiata con soddisfazione poco tempo prima su consiglio di un amico, durante il suo viaggio in Sardegna (parte integrante del suo racconto sul viaggio nel mondo del vino italiano “alla ricerca dei vini genuini”, VINO AL VINO).
Quell’anno era il terzo dalla nascita della relativa Denominazione di Origine, datata 1972, e ancora tanta strada ci sarebbe stata da percorrere per arrivare ai riconoscimenti ed i premi assegnati a questo vino successivamente.
Bosa è una cittadina incantevole, attraversata dal fiume Temo, l’unico navigabile in Sardegna; è proprio grazie a questa sua caratteristica che i Cavalieri Templari, di ritorno via mare dalle Crociate e diretti verso il Continente, importarono a Bosa la Malvasia greca.
Da una parte del fiume le vecchie concerie oramai dismesse, i cui lavori erano famosi in tutta l’Europa nei secoli XVIII e XIX, e dall’altra il borgo, arroccato su un crinale e dalle case tutte colorate, fino a giungere alla sommità, in cui si trova il famoso castello della famiglia Malaspina, finito di edificare nel 1112.

Come spesso succede nel mondo del vino, questa varietà si è adattata alle condizioni peculiari dei terreni e del clima bosano e di questa adattabilità ne hanno approfittato gli agricoltori locali, che la vinificarono sin dai primi anni.
Ma è il 1957 l’anno zero della Malvasia di Bosa, così come la conosciamo noi oggi. È l’anno in cui a Bosa arriva dalla Barbagia un giovane insegnante, Giovanni Battista Columbu, su invito di un collega con il quale aveva già collaborato.
Qui Battista Columbu intuisce da subito le potenzialità di questo vitigno, avendo la moglie ereditato due vitigni coltivati a Malvasia nei pressi della città. La situazione sociale ed agricola della zona, però, non era delle migliori, e Columbu si impegnò fortemente nell’alfabetizzazione dei contadini bosani, anche al fine di tramandare le loro conoscenze sulla Malvasia alle generazioni future.
Contestualmente a questo progetto, cresceva anche la passione per il vino, stimolata da un parente della moglie, Salvatore Deriu detto “Zegone” (Ciecone in bosano) per via della cecità che lo affliggeva, vigneron tra i primi a seguire la monocoltura in vigna, contrariamente a quanto si faceva a quei tempi.
Questo impegno profuso da Columbu e Deriu contribuì alla creazione, ad inizio anni ‘70, della DOC, primo passo verso quella certificazione di qualità che la Malvasia di Bosa meritava.
La dedizione con cui Columbu ha affrontato gli anni a venire, quelli del lento ma sempre maggiore apprezzamento della “sua” Malvasia, è un’eredità importante che rispecchia pienamente le due anime che hanno caratterizzato il suo lavoro: da un lato l’impegno sociale, volto a rendere l’istruzione accessibile a tutti, dall’altro quello enologico, per fare in modo che questo vino ottenesse il riconoscimento adeguato.
Un approccio al mondo del vino ed in generale alla vita che non è sfuggito al regista americano Jonathan Nossiter, che nel 2004 scrive, dirige e produce il documentario Mondovino, pietra miliare per tutti gli enoappassionati. Un viaggio tra i viticoltori americani e quelli italiani e francesi, mettendo in luce il contrasto tra le cattive prassi dei grandi gruppi finanziari e coloro che difendono, con tenacia e fatica, le denominazioni di origine. Tra questi, c’è Battista Columbu e la sua Malvasia di Bosa, rappresentanti di una realtà tanto piccola quanto immensa nella sua dignità.
La caratteristica peculiare che rende questo vino “mitico” è la sua resistenza all’ossidazione, grazie all’opera di quel particolare tipo di lieviti naturali chiamati flor.
Fa parte del medesimo gruppo, molto ristretto a dire il vero, anche la Vernaccia di Oristano, prodotta a pochi chilometri di distanza da Bosa. Caso unico al mondo in cui due vini ossidativi distinti vengano prodotti in un raggio così limitato.
Talune Malvasie di Bosa sono, dunque, vini ossidativi, laddove l’ossigeno svolge un’azione importante durante la maturazione, congiuntamente ai lieviti flor. Ossigeno che entra a contatto con il vino dentro la botte, opportunamente non completamente riempita, che grazie allo strato di questi particolari lieviti formatosi sulla superficie del liquido, non risulta dannoso ma concorre a creare quel colore e quei profumi tipici dei vini appartenenti a questa categoria. Oltre che a garantirne una notevole longevità, dai 50 anni in su, unico esempio di vino bianco non fortificato (contrariamente ai vini Jerez o Porto che prevedono l’aggiunta di alcol) con una capacità di invecchiamento così lunga.
La Malvasia di Bosa Riserva di Columbu è uno dei rari esempi di Malvasia in stile ossidativo, mentre le altre in commercio seguono un procedimento più tradizionale, con una vinificazione in acciaio e la commercializzazione circa un anno dopo la vendemmia.
La cantina Giovanni Battista Columbu è situata nel centro storico di Bosa, ed è una delle tappe da non lasciarsi sfuggire: il modo migliore per conoscere questa piccola realtà che produce “solo” due vini, l’altro è l’Alvarega (nome locale con cui si identifica l’uva bianca greca, la Malvasia appunto), vinificato seguendo il metodo più classico dell’acciaio.
Se poi volete degustarne altre, il nostro consiglio è di fare un salto da Don Carlo Delicatessen; qui, oltre alle varie Malvasia di Bosa (e tanti altri vini sardi) potrete assaggiare i dolci della tradizione locale, davvero squisiti, e chiacchierare amabilmente con i ragazzi del locale, tutti gentili e disponibili.
E per chiudere il cerchio perché non dormire in un vero wine-hotel a Bosa?
Bussola puntata allora su Aghinas, l’albergo diffuso gestito dalla figlia di Battista Columbu, Angiola, situato in Piazza del Carmine 17.
Se avrete tempo, e vi consigliamo di riservarvene un pochino, sarà piacevolissimo parlare con lei di suo papà, vista la quantità di aneddoti che vivere con una persona come Battista Columbu riserva.
Parlando di eventi, invece, uno da tenere in considerazione è la Primavera nel cuore della Sardegna, una manifestazione annuale che coinvolge vari paesi dell’isola, di cui Bosa è tappa solitamente nei primi giorni di Maggio; un modo interessante per conoscere meglio la città ed il suo lungo passato, con un occhio di riguardo per la Malvasia e le sue cantine.
Alla fine, che sia per un giorno o un soggiorno più lungo, Bosa vi sorprenderà come ha fatto con noi: le sue strette viuzze, le scalinate che portano al castello Malaspina, le case colorate…senza dimenticare il suo vino ovviamente!
Chiudiamo come abbiamo iniziato, con Mario Soldati ed una sua citazione in merito alla Malvasia di Bosa: “[…] La sua Malvasia (di Zegone, ndr), in compenso, è luminosa. Nessun aggettivo, malgrado l’arditezza organolettica di questo traslato, pare più proprio a descriverne la fragranza ed il gusto.”
44 anni dopo, è ancora così.