LE VIGNE CITTADINE DI VENEZIA E DELLA LAGUNA

di Cristian

Il legame che unisce Venezia e la viticoltura è antico ed ha solide radici. Si è infatti sviluppato grazie alla passione dei veneziani per il nettare di Bacco e per gli affari, entrambe insite nel patrimonio genetico degli abitanti della Laguna.

Una storia plurisecolare, iniziata dai Romani e proseguita secoli dopo dalla Repubblica di Venezia, che commerciava vino proveniente dalla Grecia e da Monemvasia portandolo nelle tavole dei veneti e nei banchetti degli aristocratici e Case Reali europee.

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E quando il commercio del vino venne messo in crisi dalle invasioni degli Ottomani che conquistarono prima Creta e poi la Grecia, i Veneziani decisero di coltivarsele loro, le viti. Nacquero così, lungo le sponde dell’Adriatico, dall’Istria alla Romagna, vigneti di uve di origine greca, tutte immancabilmente nominate Malvasia (come venivano chiamate allora sia l’uva che i vini di Monemvasia).

Vigneti però sorsero anche nelle isole della Laguna e tra le calli della città, e vi sono documenti che certificano la presenza di vigne anche in Piazza San Marco. Nella toponomastica cittadina, infatti, sono molti i riferimenti al vino, come Calle Malvasia, la riva del vin lungo Canal Grande nei pressi di Rialto e l’isola delle Vignole; ma anche chiese, come San Francesco della Vigna.

Queste piccole parcelle sparse qua e là sono state oggetto, di recente, di studi e ricerche promossi dal Comune ed eseguiti da equipe di studiosi di prim’ordine. Sono venuti alla luce vigneti antichi e dimenticati o abbandonati, specialmente dopo l’AquaGranda, la grande alluvione del 1966, che sommerse la città sotto un’imponente massa d’acqua.

Anno che vide i vigneti cittadini, fino ad allora ancora sfruttati, disperdersi fin quasi a scomparire, ed i vignaioli costretti a cambiare lavoro.

Come dicevamo gli anni recenti sono stati quelli della rinascita delle vigne veneziane, anche grazie alla costituzione dell’Associazione La Laguna nel Bicchiere – Le Vigne Ritrovate, fondata da Flavio Franceschet.

Nel 1993 l’associazione era ancora in divenire, ma già stava inconsapevolmente prendendo forma, allorché Flavio scoprì, o per meglio dire ri-scoprì, l’orto vigneto di San Francesco della Vigna, la chiesa situata nel sestiere di Castello. 

Questo fu solo il primo passo di un percorso che ha portato alla costituzione dell’associazione il cui scopo era – è – quello di difendere, tutelare e, nel caso, riportare in vita i vigneti sparsi nella città e nella laguna di Venezia.

Oggi l’associazione fa parte di un progetto di vigne metropolitane, ideato da Luca Balbiano, proprietario a Torino di un’altra vigna metropolitana, Vigna della Regina. Questo progetto si chiama Urban Vineyard Association – abbreviato in UVA – e racchiude le principali vigne cittadine italiane ed europee; oltre a Venezia e Torino, vi sono Milano, Siena, Napoli, Palermo in Italia, e Parigi, Lione ed Avignone in Francia. Questo progetto è talmente importante e valido che molte altre vigne cittadine europee sono in lista per entrare a farvi parte, aumentando così la visibilità di un settore che merita assolutamente di essere conosciuto.

Ma torniamo a Venezia. La Laguna nel Bicchiere ad oggi gestisce, senza possedere, 5 vigne – San Michele, Malamocco, Vignole, Sant’Elena e Giudecca – tutte situate a Venezia e nei suoi dintorni. Da questi vigneti ricava le uve con cui vengono prodotte varie etichette, tutte seguendo i metodi propri della filosofia naturale, vale a dire tanta attenzione finalizzata a ridurre le pratiche invasive, con zero chimica utilizzata nella fasi della produzione.

I vigneti sono dislocati su varie isole, ma la cantina dove avviene la vinificazione nei tini e nelle botti è una sola, e si trova presso il Convento di San Michele; un antico edificio gestito fino a poco tempo fa dai frati francescani ed adiacente al cimitero cittadino. 

È in questo convento, ricco di storia e di fascino, che confluiscono le uve vendemmiate nei vigneti della laguna gestiti dall’Associazione. La pressatura dei grappoli viene eseguita con i piedi e, da qualche tempo, anche con le mani, aiutandosi con i graticci.



VENEZIA E LA DORONA

Tra le varietà coltivate nei vari vigneti assolutamente da segnalare è la Dorona, o Uva d’Oro, un vitigno autoctono veneziano, presente nella laguna da molti secoli. Questa varietà ha rischiato purtroppo l’estinzione, scongiurata solo dopo l’intervento di alcuni coraggiosi e lungimiranti vignaioli, tra cui Flavio Franceschet e Gianluca Bisol, proprietario di Venissa, un’altra bella realtà vitivinicola veneziana.

Della Dorona ne parla anche Laura Donadoni nel suo libro

Grazie a loro la Dorona è tornata a vivere, ed i suoi grappoli deliziano i palati di chi è incuriosito da un vitigno così caratteristico e unico. La Dorona, infatti, è un vitigno bianco che si comporta come un rosso, regge molto bene le lunghe macerazioni, il legno durante l’affinamento ed i lunghi invecchiamenti. Tra le sue caratteristiche principali il colore, un giallo intenso dorato, e la sapidità, dovuta all’acqua marina presente nel sottosuolo lagunare già a basse profondità (e, talvolta, anche sopra il suolo, durante i periodi di acqua alta). 

È possibile effettuare visite alle vigne durante specifiche giornate dedicate all’esplorazione, organizzate dall’Associazione durante tutto l’anno. Oltre alle visite è possibile partecipare attivamente alle attività tipiche di un vignaiolo, come la vendemmia, la pigiatura dell’uva, la potatura delle viti, la degustazione dei vini e dei mosti.

Per restare informati su tutte queste attività, è utile consultare la pagina NEWS del sito web dell’associazione (LINK), sempre aggiornata, contattarli via email a: lagunanelbicchiere@gmail.com oppure iscriversi alla mailing list nella sezione del sito dedicata.

I vigneti de La Laguna nel Bicchiere, però, non sono gli unici a Venezia.

Esistono altre due realtà, di cui abbiamo accennato in precedenza: il Convento di San Francesco della Vigna – quello originariamente conosciuto da Flavio Franceschet – il cui vigneto viene ora gestito dal Gruppo Vinicolo Santa Margherita, e Venissa, un bellissimo vigneto sull’isola di Mazzorbo, ad un ponte di distanza da Burano, nella parte settentrionale della laguna veneta.

LA VIGNA MURATA DI VENISSA

Venissa nasce nel 2002, quando Gianluca Bisol a Torcello, di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, la più antica Chiesa di Venezia, vede un piccolo vigneto. Incuriosito, conosce Nicoletta, la proprietaria, e comincia a fare delle ricerche storiche ed agronomiche sulla vigne. Da qui la scoperta della grande tradizione vitivinicola delle isole di Venezia che hanno ospitato da sempre molti vigneti, fino al 1966, l’anno della grande acqua alta che ha distrutto le vigne e fatto perdere le tracce di questa tradizione millenaria. Le ricerche agronomiche hanno poi portato alla luce un vitigno autoctono, la Dorona di Venezia, che nel corso dei secoli si è adattato alle condizioni di salinità tipiche della laguna.

Grazie ad un team di agronomi ed esperti conoscitori della laguna, sono state ritrovate nelle isole della Venezia Nativa le ultime 88 piante sopravvissute alla grande acqua alta. Nel corso delle ricerche l’incontro con Gastone, contadino che produceva una piccola produzione di vino per la famiglia, e che in laguna ha portato avanti i metodi di produzione vinicola tipici della tradizione, lunghe macerazioni sulle bucce che donano alla Dorona grande longevità.

Da qui Roberto Cipresso e Desiderio Bisol, enologi di Venissa, hanno preso ispirazione per la produzione di questo bianco con il corpo e la struttura di un rosso. Pochi anni dopo il sogno di Gianluca si concretizza, individuando una tenuta nell’isola Mazzorbo, a due passi da Burano nella Venezia Nativa. Un “clos” circondato da mura medievali e con un campanile trecentesco all’interno della vigna. La proprietà, circondata dall’acqua su tre dei quattro lati, è attraversata da un canale e ospita una peschiera. Una condizione limite, che ha portato gli agronomi a sconsigliare l’impianto della vite visti gli alti contenuti di sodio nel terreno.

Nel 2010 arriva la prima vendemmia, una produzione di 4880 bottiglie che riporta la Dorona di Venezia nelle più importanti cantine di tutto il mondo. Negli anni a seguire il vino, anche grazie al crescente interesse per i vini macerati che si verifica negli anni a seguire, diventa un cult e arriva a scalare le più importanti classifiche del settore. La mineralità e il forte richiamo al terroir iodato della Venezia Nativa sono le note che appassionano gli amanti del vino.

Per chi fosse interessato ad un soggiorno nella romantica Venezia, Venissa è anche un bellissimo wine resort.

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Queste sono le vigne metropolitane di Venezia. Una città magica, unica, senza paragoni al mondo, amata da tutti, ora si può godere oltre che con gli occhi anche con la bocca, grazie al sapore dei vini prodotti nelle sue splendide vigne.

Credits: per le immagini di Venissa ©Booking.com

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