A Carpeneto, in provincia di Alessandria, tra le dolci colline dell’Alto Monferrato, si trova la cantina a conduzione biologica che recentemente siamo andati a visitare, Rocco di Carpeneto.

Lidia e Paolo, proprietari ed ideatori di questo progetto, hanno acquistato i terreni nel 2008 costruendo la cantina dalle fondamenta, iniziando da subito il lento recupero delle vigne, per liberarle e depurarle dai prodotti chimici fino ad allora utilizzati dai viticoltori precedenti.
L’obiettivo, sin dai primi giorni della cantina, è stato – ed è tuttora – quello di far crescere le viti in un ambiente libero da prodotti non naturali, che hanno l’unico effetto di indebolire la pianta rendendola dipendente da queste pratiche invasive.
I 12 ettari di proprietà, suddivisi in tre appezzamenti, sono l’emblema della filosofia naturale; tra i filari nascono erba di campo, erbe officinali e selvatiche capaci di cedere al terreno le sostanze che poi vengono assorbite dalla vite, rendendola forte, vigorosa, autosufficiente e resistente agli attacchi da parassiti e malattie.



E la differenza si vede già ad occhio nudo: le piante sono vive e dimostrano una vitalità che altrimenti sarebbe impossibile ottenere. Non è semplice da raccontare a parole, ma camminando tra i filari si percepisce nettamente che la vite è sana e vitale, e questo non fa che dimostrare quanto sia concreto ed efficace questo sistema.



La biodiversità è dunque la protagonista, e non si limita alle erbe tra i filari; qua il paesaggio è costituito da un’alternanza di vigne e boschi, questi ultimi utili a generare un microclima ed una escursione termica tra il giorno e la notte che giovano alla vite.
Il metodo di Lidia e Paolo poggia le basi su una filosofia che prevede un minimo impatto dell’essere umano, sia nelle fasi in vigna che in cantina.
Ciò non significa però non prendersi cura della vigna o del vino durante la sua produzione: i vigneti vengono seguiti quotidianamente e vengono svolti controlli accurati sullo stato e sul benessere delle piante e dell’uva (la cantina è anche dotata di un laboratorio in cui vengono effettuati vari controlli). In cantina succede lo stesso, e la temperatura volutamente non controllata obbliga ad avere ancora maggior attenzione durante le fasi della vinificazione.
I vigneti di Rocco di Carpeneto sono stati impiantati tra il 1955 ed il 1985 e le varietà presenti sono quelle tipiche ed autoctone: l’immancabile Cortese, data la vicinanza con Gavi, la Barbera, il Dolcetto ed il Nebbiolo. Trovano spazio anche vari filari di Albarossa, una varietà creata nel 1938 dall’ampelografo Giovanni Dalmasso, come risultato dell’incrocio tra la Barbera ed il Nebbiolo di Dronero, meglio conosciuto come Chatus, un vitigno autoctono alpino presente in varie parti del Piemonte.



L’ottima qualità delle uve è il presupposto fondamentale per la vinificazione, durante la quale vengono ridotti al minimo gli interventi dell’uomo. Le fermentazioni, spontanee grazie alla presenza ed al lavoro dei lieviti indigeni, si svolgono in botti di legno esauste, in anfore di terracotta di Impruneta (leggi qui la nostra intervista a Leonardo, fondatore di Artenova, una delle maggiori aziende produttrici di anfore per la vinificazione) o in vasche di acciaio e cemento.
Durante tutte le fasi in cantina viene escluso l’utilizzo di qualsiasi additivo chimico, fatta eccezione per un piccolo quantitativo di solfiti (il vino imbottigliato presenta un massimo di 10 mg/litro) e non si ricorre a filtrazione, chiarifica né stabilizzazione.
Le etichette poi, sono un richiamo alla tradizione piemontese, in quanto si rifanno ai termini dialettali tipici della zona di Carpeneto: admura (balocco), losna (lampo del fulmine), rapp (grappolo), ròo (alone della luna), steira (stella), reitemp (suono delle campane che annunciano l’arrivo del temporale). Termini poetici ed evocativi, per la maggior parte caduti in disuso, che Lidia cerca di mantenere vivi attraverso i suoi vini.



Abbiamo assaggiato i vini ancora da imbottigliare ed abbiamo così potuto constatare come si addica l’espressione “radicali” a vari Cortese, Dolcetto e Barbera di Lidia e Paolo; filari e vigne vinificati separatamente danno un vino che è espressione di un territorio vocato e di un terreno sano che preserva la vite e le permette di dare un frutto che non ha bisogno di alcuna correzione.
Dalle cisterne di acciaio e dalle botti in legno sono arrivati nei nostri calici vini netti, distinguibili, senza trucco e, seppur con ancora del tempo davanti necessario ad affinarli, già in grado di dimostrare le caratteristiche tipiche del vitigno.
EcoBio Agriturismo La Bella Vite – Camere con Vigna
Il progetto di Lidia e Paolo si completa con La Bella Vite, un complesso di camere affacciate direttamente sulle vigne di proprietà.



Una serie di camere adatte per ospitare chiunque voglia trascorrere momenti di vero relax immersi nella natura; l’offerta comprende case sopraelevate tra gli alberi con grandi terrazze, stanze-in-vigna con i filari ad un passo dal patio, dépendances in giardino con grandi finestre direttamente affacciate sui vigneti, l’ampia piscina e l’area benessere.



E non è finito, perché alla Bella Vite potrete ricevere massaggi bioenergetici, cenare con le materie prime a km 0, bio e spontanee (il tartufo bianco in autunno, le erbe di campo a primavera), e per chiudere il cerchio, i vini radicali di espressione naturale di Rocco di Carpeneto.

Info e prenotazioni
