5 DOMANDE A…LEONARDO PARISI, PRODUTTORE DI ANFORE DI TERRACOTTA PER IL VINO

di Cristian

Uno dei temi che in questi ultimi tempi ci sta affascinando maggiormente è quello relativo ai vini maturati e affinati in anfore di terracotta.

Una tecnica antichissima, probabilmente la prima adottata già dalle popolazioni che vivevano nell’attuale Georgia, vale a dire coloro ai quali recenti scoperte archeologiche attribuiscono la diffusione della Vitis Vinifera in tutta l’Europa continentale.

Diverse migliaia di anni dopo, questa metodologia è stata riscoperta e molte sono le realtà vitivinicole che si sono lanciate in questa avventura; questo tipo di contenitore infatti permette la micro-ossigenazione come succede con le botti di legno, ma a differenza di queste ultime non cede aromi, permettendo al vino di esprimere le caratteristiche varietali del vitigno.

Ma come è fatta un’anfora di terracotta e quali sono i passaggi per produrla?

Abbiamo rivolto queste ed altre domande ad uno specialista del settore, Leonardo Parisi, fondatore dell’azienda Artenova ad Impruneta (Fi), uno dei centri più importanti in Italia per la produzione della terracotta e dei suoi manufatti.

Leonardo ci parla della sua azienda, leader nella produzione di anfore di terracotta utilizzate per l’affinamento del vino, e di tutte le procedure utili per creare questi incredibili manufatti.

Non ci resta che leggere le interessanti parole di Leonardo, buona lettura!

1. Buongiorno Leonardo, ci racconti l’inizio della vostra azienda e come avete capito che le anfore di terracotta destinate all’affinamento del vino sarebbero diventate così “famose” e ricercate sul mercato?

Da un periodo di crisi della nostra attività di produzione di terracotta è nata l’esigenza di reinventarsi, e da qui nasce nel 2008 l’idea delle Giare da vino. All’inizio abbiamo fatto una sperimentazione con l’aiuto di un paio di amici, Sergio Bettini, promotore culturale e proprietario di una piccola vigna a Impruneta e Francesco Bartoletti Enologo. La cosa è nata quasi per gioco, ma appena ci siamo accorti che le analisi sui vini davano ottimi risultati e che il vino prodotto non era assolutamente male, io, mio padre e mio fratello ci abbiamo subito creduto. In tutta onestà, non pensavo a un tale successo. Nel 2008 eravamo i primi e unici produttori di Anfore in terracotta in Italia. Si trovavano solo alcune anfore Georgiane in alcune cantine del nord est Italiano, e qualche altro produttore, in Sicilia, usava anfore spagnole. I vini in anfora erano allora davvero pochi. Così abbiamo cominciato a proporre le nostre Giare ad alcune aziende del territorio e subito qualcuna ha cominciato a manifestare interesse e a comprarle. Rinfrancati che la nostra idea non fosse così “ strampalata”, abbiamo fatto un primo catalogo e un sito internet dedicato. Da lì a poco sono incominciate ad arrivare richieste da tutta Italia ma anche dalla Francia, Australia, Stati Uniti e da molte altre nazioni.

2. Ci puoi spiegare quali sono le fasi di produzione di un’anfora di terracotta dedicata alla vinificazione?

La prima fase è quella di mescolare argilla di Impruneta con acqua in delle vecchie impastatrici simili a quelle per il pane, fino a far raggiungere all’impasto la densità desiderata. Poi cominciamo a lavorarla essenzialmente con due tecniche: la più antica, rimasta invariata nei secoli, è il “colombino”, tecnica così chiamata a Impruneta. Consiste nel preparare dei “lucignoli” (cilindri o “bachi” di argilla) e metterli uno sopra l’altro 10/15 cm al giorno fino alla completa costruzione del manufatto. A seconda della grandezza della Giara ci possono volere dalle 3 alle 5 settimane per completare l’opera. L’altro tipo di lavorazione è quella detta “a calco”. In questo caso si utilizzano stampi in gesso dove si pigia la terra. Una volta finita, la Giara viene messa ad essiccare per il tempo necessario a far evaporare tutta l’acqua che abbiamo utilizzato per impastare l’argilla e rimanga, appunto, solo l’argilla. Soltanto dopo questo processo è possibile metterla in forno. Per essiccare completamente una giara, in inverno, ci possono volere anche tre o quattro settimane, mentre, durante l’estate, il processo è ovviamente più veloce. Una volta cotte devono essere riempite con acqua per testarne la tenuta.

Credits Guillaume Bodin

3. Abbiamo avuto modo di notare come molte cantine stiano sempre più destinando una parte della loro produzione ai vini in anfora; quale risposta sta dando il mercato al giorno d’oggi e quali sono le vostre previsioni per il futuro in merito all’utilizzo della terracotta per la produzione di vino?

Come dicevo prima, il mercato dei vini in anfora negli ultimi anni è cresciuto molto, e da quello che sento dire dai produttori di vino ai loro clienti piace molto e, nella maggior parte dei casi, viene venduto velocemente. Probabilmente la qualità del vino scelto da mettere nelle anfore e la curiosità del consumatore finale sta rendendo più facile la vendita. Per il momento è in crescita e noi speriamo ovviamente che continui a crescere. Sono ottimista e credo ci sia ancora possibilità di crescita, dal momento che la terracotta come contenitore ad uso enologico è stata riscoperta da pochi anni. Soprattutto in un momento come questo dove il mondo, forse, sta prendendo coscienza dei danni provocati alla natura, il ritorno alla “terra” e ai materiali naturali credo possa essere una strada interessante per tanti motivi. Le Anfore, le Giare in terracotta, oltre che un prodotto romantico che ci riporta indietro di molti secoli, sono un inno alla lentezza e una carezza alla natura.

Credits Guillaume Bodin

4. Durante l’evento Food&Wine in Progress alla Leopolda di Firenze, alla quale eravate presenti con il vostro stand, ci hai illustrato la situazione riguardante gli altri produttori di anfore in Italia ed all’estero; ci puoi raccontare e spiegare la mappa geografica dei produttori di anfore in Europa e nel mondo?

Sicuramente il merito va condiviso con gli amici Georgiani e Spagnoli, che in questi secoli hanno continuato a produrre Anfore per la vinificazione, cosa che, nel nostro paese, era stata abbandonata dai tempi dell’antica Roma. Soprattutto in Georgia e Armenia esiste una antichissima tradizione di vini in anfora che ha attraversato i secoli fino ad oggi. Dopo tutto il vino proviene da quelle zone dove la viticoltura esisteva già nel 4000 a.C. Negli ultimi 4/5 anni, sulla scia del nostro successo, i produttori di anfore sono aumentati vistosamente.  Sono le logiche del mercato e della concorrenza, ma purtroppo sento il dovere di far notare che c’è un po’ di confusione sul tema. Ci sono molti produttori che utilizzano ceramiche, gres o altri impasti misteriosi, per la loro produzione di contenitori per il vino. Credo che le vere Giare o Anfore siano quelle prodotte con la terracotta, ovunque le si facciano nel mondo, il resto sono solo copie…che, per carità, possono funzionare benissimo ma che poco hanno a che fare con la tradizione antichissima e il fascino degli oggetti prodotti in terracotta.  Anche come risultati sono abbastanza diversi, infatti la terracotta “respira” mentre la ceramica, il gres o similari, sono più vicini al cemento o all’acciaio che alla terracotta. Oggi stanno nascendo produttori di anfore in terracotta in America, in Francia, Cina ecc.. Penso sia bello che un materiale come la terracotta che sembrava destinato quasi a scomparire sia tornato protagonista!

5. Ultima domanda riguardante Impruneta, il paese in provincia di Firenze così famosa per la lavorazione della terracotta; cosa la ha resa e rende la sua terracotta così ricercata e così richiesta dai produttori di vino?

Sicuramente una maggiore impermeabilità rispetto ad altre argille che si trovano in giro per il mondo. La capacità dei prodotti realizzati con terra di Impruneta di trattenere il vino al suo interno, pur mantenendo la giusta ossigenazione, senza utilizzare altri prodotti o dover interrare le Giare è un vantaggio. Un’altra qualità della terra di Impruneta è il caratteristico colore rosato che la rende molto più bella delle maggior parte delle terrecotte che si trovano sul mercato. Ultimo ma non meno importante, la grande competenza e bravura degli artigiani di Impruneta, e non mi riferisco solo a quelli che lavorano qui all’Artenova che sono bravissimi, ma a tutti quegli artigiani che con fatica e passione provano a mantenere viva una tradizione antichissima.  Vi posso assicurare che non è facile farlo in questo momento storico, soprattutto nella nostra nazione!!


Quello di Leonardo Parisi è un settore sicuramente in crescita ed uno degli ultimi mestieri in cui la manualità è fondamentale; questo è uno dei motivi per cui le anfore di terracotta così bene si sposano con il vino.

Da parte nostra un grandissimo ringraziamento a Leonardo, per la sua disponibilità e le sue interessantissime parole!

Ci vediamo alla prossima intervista!

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